L'elezione di Rosy Bindi scuote il Governo delle larghe intese

bindirosy bisL'elezione della "calabrese" Rosi Bindi scuote il Governo delle larghe intese, retto da Enrico Letta. La nomina della parlamentare del Partito Democratico – eletta con i soli voti del Pd e di Sel a capo della Commissione Parlamentare Antimafia – ha infatti scatenato l'ira del Popolo della Libertà, che non solo non ha votato Rosi Bindi, ma ha anche minacciato di disertare tutte le sedute dell'importante organismo bicamerale. Se, infatti, il Movimento 5 Stelle ha sostenuto fino all'ultimo il proprio candidato e Scelta Civica ha preferito l'astensione, il Pdl ha deciso di andare al muro contro muro. Così il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani: "L'atto di forza compiuto oggi dal Pd in Commissione Antimafia si può sanare soltanto con le dimissioni dell'onorevole Rosy Bindi". Un organismo così importante e delicato non può avere un presidente eletto a colpi di maggioranza e ignorando l'alleanza che sostiene il governo. Di fronte ad un atto così grave e irresponsabile c'è una sola soluzione. E noi, come avevamo già preannunciato, non prenderemo parte ai lavori fino a quando il Pd non farà di tutto perché a questa situazione si ponga rimedio".

Dal Pdl dunque arriva la richiesta di dimissioni di Rosy Bindi dalla presidenza dell'Antimafia: "Se avesse un minimo di senso delle istituzioni l'onorevole Rosy Bindi si dovrebbe dimettere immediatamente dalla presidenza della Commissione parlamentare Antimafia: un ruolo così delicato non può essere appannaggio di una sola parte politica", ha affermato il presidente dei deputati, Renato Brunetta.

Insomma, dopo la decadenza di Silvio Berlusconi e varie diatribe di natura strategica, arriva adesso l'elezione di Rosi Bindi – parlamentare del Pd eletta in Calabria – a minare la stabilità dell'Esecutivo: "Le larghe intese, di cui sono sostenitore, possono reggersi soltanto in un rapporto di leale e straordinaria collaborazione tra le forze politiche che sostengono il governo. In questo quadro l'elezione dell'onorevole Rosy Bindi a presidente della Commissione Antimafia è in stridente contraddizione con tale indirizzo e pertanto il Pd deve farsi carico della rimozione di una scelta sbagliata e unilaterale" dichiara il senatore del Pdl Carlo Giovanardi, componente della commissione Antimafia. A fare eco a Giovanardi è anche l'ex ministro Maria Stella Gelmini: "Non accettiamo assolutamente il metodo del Partito democratico, l'imposizione cioè di un nome, sia pure rispettabile, ma non condiviso politicamente. Ci auguriamo che il Pd ritorni sui suoi passi e ci ripensi".

Più cauto, ma solo per il ruolo istituzionale, è il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi: "Da ministro non posso chiedere le dimissioni di un presidente di Commissione, ma imporre un presidente senza condividere il nome è un fatto grave. Mi auguro non sia un attacco del Pd alla stabilità del governo. Bindi è una persona che stimo ma è una figura di rottura, quello del Pd è stato un atto di forza e mi auguro che non accada più".

A favore dell'elezione di Rosi Bindi si è invece schierato il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, di Sinistra Ecologia e Libertà: "Pretestuose le polemiche del Pdl: la Bindi è donna di grande spessore umano, autorevole, esperta e libera da condizionamenti. Sarà un'eccellente presidente per la commissione antimafia, che deve cominciare a lavorare subito, recuperando il tempo perduto".

Rosi Bindi, invece incassa la fiducia di Rita Borsellino, parlamentare europeo: "Quella di Rosy Bindi alla presidenza della commissione Antimafia è una scelta di buon senso. La Bindi ha la caratura etica e politica per guidare un'istituzione così importante e delicata".

Dal canto suo, infine, Rosy Bindi non considera nel novero delle cose possibili le dimissioni dalla carica di presidente della Commissione Antimafia, come vorrebbe il Pdl. "Devo rispettare l'indicazione dei 26 che mi hanno votato. Sono più loro di quelli che chiedono le dimissioni", spiega la neo presidente interpellata alla Camera.