La Serie A di Lillo Foti: "Promozione giunta dopo 10 anni straordinari"

foticentenario 500di Paolo Ficara - C'è chi ricorda la data del matrimonio, chi ha scolpita indelebile nella mente quella in cui è diventato genitore. Lillo Foti non potrà mai dimenticare (anche) il giorno in cui il campo lo ha proclamato primo presidente a portare la Reggina in Serie A. Forse solo a 20 anni di distanza, con quella categoria oggi così lontana, ci si rende conto della portata di tale impresa e dei benefici di cui tutta Reggio Calabria ha giovato. Ecco i ricordi del numero uno indiscusso nella storia della Reggina, raccontati al Dispaccio:

"Il 13 giugno è una data marchiata nel mio percorso. Il 99 è un numero fortunato. Contribuire a portare la Reggina per la prima volta in Serie A, è un qualcosa che a distanza di 20 anni ricordo con grande simpatia ed affetto. Ci rendiamo conto di quello che siamo riusciti a fare".

Una promozione che forse sarebbe potuta arrivare anche un anno prima o un anno dopo: "C'era un percorso di crescita, da parte della Reggina di quegli anni. Se andiamo a valutare il decennio precedente, troviamo quattro anni in C conclusi con una promozione. E quattro anni in B, con una scalata di posizioni. Quel risultato non previsto, era frutto di un percorso a lunga scadenza con una crescita costante. Il risultato di quel 13 giugno '99 compendia e mette assieme un percorso di 10 anni straordinari. Da un momento di rande difficoltà nel 1990, si è arrivati a raggiungere il desiderio dei tifosi: far parte almeno per un anno degli eletti del campionato italiano".

Molto variegata quella Reggina, ottimo mix tra giocatori di qualità e quantità: "È stata una crescita continua. Dallo spogliatoio emergevano grandi valori. A distanza di 20 anni, ho la fortuna di riconoscerli essendo in contatto continuo con tutti loro. Era uno spogliatoio di uomini. la società ha svolto un ruolo altrettanto importante: dare la svolta dopo la sconfitta di Verona col Chievo, incidendo ancor di più e dando il segnale di crederci. È stato un momento di unione fra un pubblico già soddisfatto per le prestazioni, ed atleti altrettanto soddisfatti di raggiungere risultati importanti. La società voleva festeggiare quel 13 giugno del '99 come data storica".

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Chiediamo a Foti se quel giorno si rese conto di aver cambiato per sempre la città di Reggio Calabria: "No. Sono stati tanti i sentimenti e le emozioni di quel giorno, lo ricordo nei minimi particolari e minuto dopo minuto. La gioia di quella invasione pazzesca del Delle Alpi, dove hai vissuto un momento di estasi in cui eri fuori dal contatto umano, al pensiero del traguardo raggiunto".

Foti individua l'elemento che a Reggio fa la differenza, rispetto a piazze simili: "Il coinvolgimento e la gioia nel partecipare. La spinta che arrivava dalla strada era eccezionale. Ovunque si parlava di Reggina, guardando con grande ammirazione chi scendeva in campo. C'era la gioia di dire la propria. Credo che la squadra abbia raccolto tutte queste sensazioni che arrivavano dalla strada, diventando protagonista assieme al suo pubblico di un risultato straordinario".

Andare in Serie A 10 anni prima sarebbe stato diverso: "Forse non c'era quella conoscenza e quella maturità, acquisita invece con un percorso di 10 anni. Tutte esperienze fatte sul campo, tra B e C. Sapevi a cosa potevi arrivare. Quella del '99 ha rappresentato il raggiungimento di un traguardo costruito".

Cosa resta al protagonista assoluto dell'epopea d'oro del calcio a Reggio? "Mi resta la gioia della gente. Tante persone riconoscono di essersi divertite. Generazioni passate che sono state protagoniste di un risultato, e tramandano ai loro figli la gioia di aver conquistato un qualcosa di straordinario. Principalmente con la loro partecipazione".