Lamezia, al Teatro Grandinetti il fantasy “Rune di sangue” della compagnia Torre del Drago

Decimo appuntamento con la V edizione del Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano che ha portato in scena, al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme la compagnia Torre del Drago (Puglia) con lo spettacolo Rune di sangue, scritto e diretto a Luigi Facchino.
Il Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano, organizzato a livello nazionale dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (FITA) e ospitato per la prima volta in Calabria, è inserito nella rassegna teatrale Vacantiandu 2019.2020 con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nico Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta.
Rune di sangue è un fantasy dalle tinte noir ispirato alla mitologia norrena, scritto da Luigi Facchino dopo un viaggio in Scozia.
Il décor firmato da Riccardo Mastrapasqua, essenziale ma evocativo, ricrea con pochi elementi scenici un suggestivo e misterioso ambiente naturale illuminato dalle sapienti luci di Vito Facchino e popolato da 18 interpreti, tutti bravissimi per intensità espressiva e tenuta scenica.
In una atmosfera avvolta da ampi volumi di buio vive un mondo "fuori dal mondo" – il piccolo villaggio di Kabur - in cui l'umano e il soprannaturale si scontrano nella perenne lotta tra il Bene e il Male.
E il Male è magistralmente rappresentato da Lugi Facchino nel ruolo del perfido Ozur, Dio del Caos che tiene prigionieri gli abitanti di Kabur strappando alle madri tutti i figli maschi appena nati per evitare che si avveri una profezia per lui funesta. Facchino è un "cattivo" sublime in cui la suprema crudeltà si addiziona ad una dose di perfida ironia ma è anche il perno drammatico attorno a cui si sviluppa l'intera narrazione e lo specchio rivelatore delle identità di Nàdar e di Jordin. Perché le "rune di sangue" impresse sui loro corpi sono in realtà simboli dei loro legami indissolubili.

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Nàdar, interpretato da un vibrante Francesco Latorre, è l'eroe positivo, colui che vuole sconfiggere quel Male che lo ha generato. Ignaro però, egli crede di essere figlio degli alberi e della Madre Terra nel cui grembo cerca rifugio e conforto. È a Kabur "in cerca della verità" e, guidato da Shuìl, il vecchio saggio non vedente, di cui Marco de Letteriis ne offre un ritratto di grande sensibilità e verità scenica, riesce a liberare gli abitanti del villaggio dall'odioso Ozur il quale, trafitto dalle spade filiali, cede il campo e il comando terreno all'eroe da lui stesso profetizzato. Così le lacrime di sangue delle madri deprivate dai loro figli si trasformano in lacrime di gioia.
Jordin, l'amazzone ribelle e coraggiosa, felicemente delineata da Annalisa Intrieri, è una figura di donna moderna e libera percorsa da una furia carsica che in realtà è dolore per l'amore perduto che ritroverà sotto altre spoglie.
Il regno della magia è abitato da figure fascinose: la sciamana Kajsa che sa decifrare le rune, interpretata da una brava Enrica Milella, le tre inquietanti Norne: Uldr (Francesca Cattedra), Verdandi (Rossella Viesti) e Skur (Gilda Pischetola) che, come le Parche della mitologia classica, tessono il destino degli uomini e l'Oracolo di Ozur di cui Teresa Clemente, fasciata in una tutina glitterata, offre una superba interpretazione diventando, alternativamente, ombra e specchio del crudele Dio.
La limpida e rigorosa regia di Luigi Facchino ha saputo creare uno spettacolo corale e non convenzionale, sorretto da una buon impianto drammaturgico con inserti in gaelico scozzese, bei costumi di scena e trucco accuratissimo e un plauso va a tutti gli altri interpreti che hanno dato vita e credibilità scenica ai loro personaggi: Francesco De Pinto, Pierpaolo Scelsi, Antonio Passaro, Giuseppe Pasquale, Cristina Pepe, Antonella Maffei, Valeria Navarra, Elisabetta Sivo, Patrizia Guida.
Uno spettacolo insolito e coraggioso per una compagnia filodrammatica, che si discosta decisamente dal repertorio di routine a cui gli amatori generalmente attingono e che ha piacevolmente sorpreso il pubblico del Teatro Grandinetti per l'originalità del tema e della messinscena. Presente in teatro anche il Consiglio della FITA con tutti i presidenti regionali della Federazione che hanno scelto la città di Lamezia Terme per la riunione del Consiglio Direttivo in vista del congresso per il rinnovo delle cariche sociali e l'organizzazione di un nuovo evento nazionale denominato "I Cantieri del Teatro".
La compagnia Torre del Drago con Rune di sangue rappresenta la Puglia, decima tra le 14 regioni italiane selezionate a partecipare alla 5° edizione del Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano.
Nata nel 2005 a Bitritto, in provincia di Bari, la compagnia Torre del Drago ha all'attivo molti allestimenti con i quali ha ricevuto premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
Lo spettacolo è stato valutato da una giuria composta da sette giurati con competenze specifiche a diverso titolo nel settore i quali, nel Gran Galà finale del 29 marzo 2020, assegneranno 8 premi: Miglior spettacolo, Miglior attore/attrice protagonista, Miglior attore/attrice non protagonista, Miglior allestimento, Miglior testo e Miglior regia.
Al termine della rappresentazione, dopo il saluto del Presidente del Direttivo nazionale FITA Carmelo Pace, il consueto omaggio della tradizionale maschera, simbolo della rassegna Vacantiandu, ideata dal graphic designer Alessandro Cavaliere e realizzata dal maestro Raffaele Fresca, che il direttore artistico Nico Morelli e il direttore amministrativo Walter Vasta hanno consegnato a Luigi Facchino.