Falcomatà voleva affidare la gestione dei tributi alla nuora di Giorgio De Stefano

falcomata giuseppe2206di Claudio Cordova e Angela Panzera - La procedura è insolita perché non si concretizza con incartamenti burocratici, firmati dai dirigenti degli enti coinvolti – il Comune di Reggio Calabria e quello di Melito Porto Salvo – ma attraverso una richiesta esplicita del sindaco reggino, Giuseppe Falcomatà, al collega melitese, Giuseppe Meduri. Da tempo, l'avvocato Emanuela Quattrone anelava di abbandonare il Comune di Melito Porto Salvo, di cui era dipendente. Per ragioni professionali, forse. Oppure personali, essendo residente a Reggio Calabria, insieme alla sua famiglia: proposito legittimo e previsto dalla legge. Ma a dare un forte impulso al desiderio della professionista reggina, concorre, inaspettatamente, una lettera vergata in prima persona dal sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, già alla fine del 2015. Secondo la documentazione di cui Il Dispaccio è in possesso, il primo cittadino utilizza una norma speciale, dedicata solo ai comuni che escono da un periodo di scioglimento per infiltrazioni mafiose, che prevede la collaborazione di funzionari dello Stato e altri Enti Pubblici per bonificare ulteriormente l'Ente.

E, a tal fine, sceglie l'avvocato Emanuela Quattrone. Ma chi è l'avvocato Quattrone?

E' la nuora dell'avvocato Giorgio De Stefano, "Il Massimo", considerato a capo della cupola massonica della 'ndrangheta. La professionista, infatti, è moglie di uno dei figli del "Massimo", Giovanni De Stefano, anch'egli avvocato. Tutti, unitamente al genero di Giorgio De Stefano, l'avvocato Pietro Colicchia (figlio di un magistrato) possiedono lo studio professionale nel medesimo immobile, nel centro di Reggio Calabria.

Giorgio De Stefano viene arrestato nel marzo 2016 nell'ambito dell'inchiesta "Sistema Reggio": secondo la Dda di Reggio Calabria è un soggetto capace di dirimere importanti questioni di 'ndrangheta, utilizzando la "diplomazia mafiosa" che solo le eminenze grigie e le menti sopraffine sono capaci di mettere in campo. Proprio in quella indagine altri soggetti gravitanti nel panorama mafioso reggino lo definiscono "Il Massimo" per districare la difficile situazione dell'ex bar Malavenda, il Ritrovo Libertà, conteso a suon di bombe dagli schieramenti Condelliani e Destefaniani.

Tutto tornerà alla normalità con l'intervento di Giorgio De Stefano.

I mesi successivi, soprattutto con l'inchiesta "Mammasantissima" (poi confluita, insieme alle altre, nel maxiprocesso "Gotha") mostreranno l'avvocato De Stefano – membro dell'omonima famiglia di Archi e già condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa – come il promotore, insieme all'avvocato Paolo Romeo, dell'associazione segreta che avrebbe governato Reggio Calabria, orientando anche le scelte della Pubblica Amministrazione.

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E, a proposito di Pubblica Amministrazione, tre mesi prima dell'arresto di Giorgio De Stefano, la richiesta esplicita del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che invoca la collaborazione del Comune di Melito Porto Salvo per distaccare – con urgenza – l'avvocato Quattrone a Palazzo San Giorgio "con il forte intento di proseguire nei protocolli di legalità, correttezza ed efficienza amministrativa introdotti dalla Commissione Straordinaria e riportare l'Ente al pieno rispetto delle regole contabili ripetutamente violate come già rilevato dagli esiti delle verifiche ispettive condotte dal dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato". Non si conosce il motivo per cui Falcomatà abbia indicato con estrema precisione l'avvocato Quattrone come figura adatta per Palazzo San Giorgio. Il dato, per certi versi grottesco, è che la richiesta di Falcomatà viene formulata in forza di una legge di sostegno agli enti fuoriusciti dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Ma non solo.

Già nella richiesta indirizzata alla "cortese attenzione" del sindaco di Melito Porto Salvo, Falcomatà individua il settore da affidare alla professionista, nuora del "Massimo". Ed è un comparto chiave per l'Amministrazione Comunale, anche alla luce delle difficili condizioni economiche dell'Ente: la gestione dei tributi. L'avvocato Quattrone viene definita la professionalità utile "in quanto in possesso della necessaria competenza ed esperienza nel campo di gestione dei tributi". E nella richiesta inoltrata a Melito, Falcomatà non chiarisce i motivi che lo portano a esporsi così tanto nei confronti dell'avvocato Quattrone.

Nei mesi della bagarre giudiziaria, con l'arresto di De Stefano e la pubblicazione delle risultanze investigative a suo carico, la situazione subisce uno stallo, che si sblocca alla fine del 2016 quando al Comune di Melito Porto Salvo – che aveva traccheggiato rispetto all'esplicita richiesta di Falcomatà – viene proposta una possibilità molto più "conveniente": un avvicendamento tra funzionari, con l'arrivo di una professionista in forza al Consiglio Regionale della Calabria, originaria proprio del comune dell'Area Grecanica, e la fuoriuscita dai ranghi dell'avvocato Quattrone, dipendente con profilo assimilabile a quello dei funzionari, destinata proprio a Palazzo Campanella.

La delibera del Comune di Melito Porto Salvo non tarda: circa un mese dopo la richiesta di avvicendamento, la Giunta dà il nulla osta. Dall'inizio dell'anno, l'avvocato Quattrone è in servizio presso il Consiglio Regionale della Calabria. Frustrate le aspettative di Falcomatà di bonificare e rendere efficiente il Comune di Reggio Calabria tramite il trasferimento della nuora del presunto capo della cupola massonica della 'ndrangheta.