Filianoti, pista "milanese"? Riprende vigore l'inchiesta sul delitto. Sentito in Procura Gianni Nucera

filianotigiovannidi Claudio Cordova e Alessia Candito - Nonostante si sia diviso per anni tra lo studio M.G.I.M. di Milano, dove anche l'ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito sembrava avesse a disposizione una personale scrivania, e le stanze romane del Ministero della Semplificazione, dove proprio Belsito l'aveva chiamato come consulente, il sedicente avvocato B. M. [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO] sarebbe rimasto stranamente in contatto con l'imprenditoria che conta a Reggio Calabria. Quella che spesso fiorisce attorno alla Pubblica Amministrazione e ai pubblici appalti e grazie a questi diventa rigogliosa. Ma proprio lo sconosciuto consulente, approdato misteriosamente, nel giro di pochi anni, dalla natia Melito Porto Salvo ad un ufficio di riferimento per la finanza e l'industria che conta, potrebbe essere la chiave per spiegare non solo cosa si nasconda dietro la M.G.I.M. dell'ex Nar, Lino Guaglianone, ma anche ricostruire molte delle piste che da quell'ufficio nel centro della Milano degli affari arrivano fino a Reggio Calabria.

E terminano nelle pagine più oscure della città, tanto remote come recenti.

Una società, la M.G.I.M., con sede a Milano, ma con molti, troppi, clienti calabresi per non destare i sospetti degli investigatori che su M. [OMISSIS] sono determinati a scoprire di più. Molto di più di quanto abbia raccontato o possa raccontare. Gli inquirenti cercano risposte. Risposte che potranno arrivare solo dalle centinaia di migliaia di terabyte di documenti sequestrati alcune settimane fa, ma resi quasi inaccessibili da software di criptazione sofisticati, per aprire i quali è stato necessario contattare direttamente le aziende produttrici, per chiedere – o meglio esigere – i corrispondenti controsoftware di decriptazione. Barriere informatiche, crittografie complesse, programmi di cifratura realizzati da poche e specializzatissime aziende al mondo, capaci di proteggere file di ogni tipo dalle più raffinate tecniche di Osint e di decriptazione: è questo l'ostacolo che si sono trovati di fronte i tecnici della DIA  e della Polizia Postale quando hanno tentato di accedere al contenuto dei server sequestrati alla M.G.I.M.. Servirà un lavoro lungo e delicato, anche adesso che i programmi adeguati sono in mano alla polizia giudiziaria, che proseguirà per tutta la settimana e con tutte le cautele del caso. Il primo "antifurto" per software di questo genere è infatti generalmente l'autodistruzione del file cui un qualsiasi estraneo tenti di accedere, se privo delle relative chiavi di accesso. Un rischio che gli inquirenti non possono e non vogliono assolutamente correre.

Nel frattempo però continuano gli accertamenti che le poche, ma per i pm estremamente significative, dichiarazioni di M. [OMISSIS] hanno innescato. Accertamenti che come le tessere di un domino potrebbero arrivare a toccare anche il cuore imprenditoriale e istituzionale di Reggio Calabria. Ed è lo stesso . M. [OMISSIS], ad aver curato per anni gli affari e i rapporti della M.G.I.M con la Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio Calabria che gli inquirenti hanno scoperto inquinata dalla presenza totalizzante dei Tegano e i cui bilanci sono stati curati per un periodo dall'attuale sindaco, Demetrio Arena. "Intendo precisare – ha detto M. [OMISSIS] interrogato dal pm Giuseppe Lombardo - che Michelangelo Tibaldi ha chiesto, unitamente al Cozzupoli, la nostra consulenza al fine di acquisire dalla FIAT le quote private della Multiservizi S.p.A.: tale incarico non è stato formalizzato anche se ci siamo incontrati presso lo studio dell'ingegner Tibaldi a Reggio Calabria".

Ma la Multiservizi non è l'unica impresa di Reggio che stranamente sceglie un ufficio che sorge a pochi passi dal Duomo di Milano per curare i propri affari. Nel carnet della M.G.I.M. figurano in tante: dall'azienda Mucciola, alle attività dell'imprenditore Montesano, dalla Siram – azienda campione di appalti a Palazzo Alemanni, agli ospedali Riuniti, alla Provincia di Reggio Calabria e all'università Mediterranea- fino ai big del mattone a Reggio città. Come l'ingegnere Pietro Ziino che avrebbe presenziato – stando alle dichiarazioni di M. [OMISSIS] – alla riunione destinata a delineare la strategia necessaria per acquisire da Fiat le quote private della Multiservizi. "Erano presenti oltre a me Walter Marazzani – ha raccontato M. [OMISSIS] – e Lino Guaglianone, c'erano Tibaldi e Pietro Cozzupoli. Era presente se non sbaglio anche l'ingegnere Ziino per l'immobiliare Otto".

L'Immobiliare Otto.

Un'azienda già nota alle cronache perchè funestata da un delitto eccellente e non ancora risolto: l'omicidio del presidente del Consiglio d'Amministrazione, Giovanni Filianoti, ucciso in un agguato a Reggio Calabria la sera dell'1 febbraio 2008, proprio mentre stava rientrando a casa, nella zona degli Ospedali Riuniti. L'Immobiliare Otto è una società proprietaria e locatrice di un immobile in cui ha sede il Reparto Mobile della Polizia di Stato: un contratto di affitto da cui la società intascherebbe una cifra superiore al milione di euro. Una realtà in cui, tra i soci, vi sarebbe anche Antonino Siclari, figlio di Pietro Siclari, imprenditore attualmente in carcere perché ritenuto vicino alle cosche.

Fin da subito, dunque, gli investigatori trovarono diversi punti oscuri nell'omicidio di Filianoti, agente generale dell'Ina-Assitalia, incensurato, con la passione per le aste e l'edilizia. Tutti interessi "pesanti" che, nel corso degli anni, hanno spinto i pm Federico Perrone Capano, Giuseppe Bontempo e Antonio De Bernardo a non scartare alcuna pista. E proprio il pm De Bernardo, insieme al collega della Dda Giuseppe Lombardo, co-assegnatario del fascicolo dopo il trasferimento di Perrone Capano e Bontempo, sta cercando adesso di alzare ulteriormente il livello delle indagini sull'omicidio. Un agguato dalle modalità mafiose, ma su cui nessuno dei nuovi collaboratori di giustizia ha saputo dire alcunché. Un delitto su cui forse, però, i file dei server della M.G.I.M. potrebbero fare luce, chiarendo magari il contesto economico e affaristico in cui l'eliminazione di Filianoti potrebbe essere maturata.

Con la società Gi.Mi., infatti, Filianoti è stato socio di Michelangelo Tibaldi, ingegnere e imprenditore, nominato più volte da . [OMISSIS] con riferimento alla vicenda-Multiservizi. Così come . [OMISSIS] ha parlato anche dei suoi rapporti con l'ex consigliere comunale Domique Suraci. Lo stesso Suraci cui il boss di Pietrastorta Santo Crucitti, legato ai De Stefano (la stessa famiglia che potrebbe essere coinvolta negli affari milanesi) si sarebbe rivolto affinché la società finanziaria "Fin Reggio", gestita in maniera occulta da Crucitti, stipulasse una convenzione riguardante 380 dipendenti della Multiservizi, proprio con l'avallo di Tibaldi.

Da Cozzupoli a Siclari, passando per Suraci, Tibaldi e Ziino. Tanti nomi quelli che potrebbero intrecciarsi con le attività di Filianoti e con gli affari milanesi. Tanti nomi, ma tutti assai ricorrenti. Ed è per questo che oggi,  sul versante reggino gli inquirenti hanno intenzione di approfondire le verifiche, convocando tutti coloro che potrebbero essere stati - in maggiore o minore misura – in relazione con la fitta rete della M.G.I.M.. Proprio per questo motivo la settimana scorsa al sesto piano del Cedir i pm Lombardo e De Bernardo hanno ascoltato come persona informata sui fatti il segretario-questore del Consiglio Regionale Giovanni Nucera. E la sua potrebbe non essere l'ultima convocazione di volti e nomi noti della politica reggina.