Uomini e topi

arrestogiorgi5di Giuseppe Bombino* - Certo, se non hai la schiena dritta e la spina dorsale è assai facile entrare nei cunicoli e negli anfratti; al modo dei topi, che le ossa flettono e schiacciano per discendere nei buchi, dove neanche la luce saprebbe come entrarvi.

Questione di esercizio, insomma, di una lunga preparazione. Ci sono uomini, che come i topi, s'allenano una vita per non farsi vedere, ché se escono dalla tana qualcuno li prende in trappola. Allora curvano le ossa, inclinano la colonna vertebrale, chinano la testa e trattengono il respiro. Movimenti e posizioni innaturali, direste; tuttavia semplici, quando si ha paura e si è privi di dignità. E se non hai le palle, che nelle strettoie potrebbero anche darti fastidio, entrare nella spaccatura di un muro è ancor più facile.

Ma vi sono altri Uomini che sanno scendere all'inferno, fino a prendere il topo per la coda che s'agita ancora, e tiene gli occhi chiusi, ché la luce potrebbe bruciargli le pupille. Ce li hanno mostrati le immagini di quella cattura straordinaria, resasi possibile grazie alla grande intelligenza e alla capacità di movimento e d'indagine in un territorio inaccessibile.

Gli agili "Cacciatori" hanno saputo fare anche questo: penetrare l'impenetrabile senza creare sospetto, senza fuga. E sanno continuare quella capace e indomita lotta contro il meschino e bieco malaffare che negli anni ha predato e sfiancato le nostre economie, presentato alla collettività infrastrutture e servizi già guasti e difettosi, realizzati da ditte colluse o compiacenti che hanno lucrato ed abbassato i livelli e la qualità delle opere rese, quando e se portate a compimento.

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Si sta disgregando quella maglia di chi nell'ignoranza della prepotenza ha deciso di rubarci ogni cosa, il mare, il suolo e le acque, i giovani, ammorbati e uccisi, le madri rese vedove troppo giovani e orfane dei loro figli. Estorsioni e omicidi sono cancro e cancrena, la manifestazione di un male che dal suo lato oscuro è fiancheggiato dalla miseria umana che gli consente di vivergli accanto e che non risparmia riverenze.

Ma lo Stato Vince! Vince ogni giorno nel lavoro che non conosce inizio e fine. Nel grido della gioia e nella quotidiana impresa, lo Stato Vince.

Per anni il calabrese si è sentito abbandonato e reietto, vittima di indifferenza e di malefatte, talvolta reali ma spesso volute e ricercate, comunque passivamente subite per giustificare lo spaventoso immobilismo nel quale ha voluto consolidare le sue attese.

Così, nel tempo, ha potuto interpretare il tragico ruolo del disperato e perseguitato senza provare mai una volta e rendersi protagonista di un cambiamento, di un'azione degna della propria passata storia.

Adesso che l'evoluzione delle cose ci svela la presenza di uno Stato Forte e Tenace, capace di rompere tessiture e di attraversare trame; ora che lo Stato decodifica, comprende e conosce l'esatta partitura delle regole criminali, dinanzi alla potenza di queste importanti conquiste ciò che resta è un frammento di formaggio caduto dalla bocca di un topo preso in gabbia.

*Presidente Parco Nazionale d'Aspromonte