Il turista che venne dal freddo...

russi scopellitiCaro Direttore,

mi chiamo Dimitri, e sono il pioniere dei turisti russi atterrati a Reggio Calabria, con il primo dei 22 voli provenienti da Mosca previsti per la stagione estiva.

Sono un vacanziero seriale, come tutti i miei concittadini. Come Lei di certo saprà, noi russi, costretti a patire il freddo del mondo, amiamo moltissimo spostarci un paio di volte all'anno verso il tepore dei posti di mare. Le nostre mete preferite sono i mari dell'Asia, la Thailandia, le isole dell'Oceano Indiano, le Filippine, Bali. Posti molto poveri dove però troviamo un'accoglienza ed un'organizzazione turistica eccellente, strutture e servizi adeguati, alberghi e villaggi di classe.

Quest'anno il mio tour operator di fiducia mi ha proposto Reggio. Dei miei amici, negli anni scorsi, sono stati in Calabria, nella zona tra Vibo, Tropea e Capo Vaticano, e mi hanno detto grandi cose di questa terra lontana, vicina alla Sicilia e con spiagge meravigliose. Ho deciso ed ho prenotato. E così sono partito, con famiglia al seguito.

Reggio Calabria, eccoci.

La vista dai finestrini dell'aereo, appena atterrati era incantevole: mare piatto e azzurro. E palme. Si, proprio così, le palme, evocatrici di paradisi tropicali lontani. Che gran regalo che ha fatto Madre Natura a questa terra! Che meraviglia!

Oggi, dopo una settimana trascorsa nella vostra città, ritorno in Russia.

Ho passato sette giorni a barcamenarmi tra spazzatura e spiagge sporche, evitando le buche su strade e marciapiedi, segnalate alla meno peggio con bidoni della raccolta differenziata, scatole, cartoni o, addirittura, con sacchetti dell'immondizia. I vostri scavi archeologici, romani e greci, sono inaccessibili, invisibili sotto l'erba alta o coperti di carte e volantini imbucati volontariamente tra le fessure. Ho provato a fare un po' di mare, ma manca ogni servizio possibile. Ci sono solo strane strutture abbandonate, lì, sul vostro lungomare, uno dei luoghi più belli che io abbia mai visto.

Il museo era chiuso. Per vedere i Bronzi di Riace, una delle sette meraviglie d'Italia che il fato ha fatto cadere nel vostro mare, sarei dovuto arrivare fino al consiglio regionale. Ci sono molti negozi che hanno in vetrina il simbolo "i" di info-point turistico. Ma nessuno aveva una mappa. Nessuno sapeva parlare inglese. Trovare l'autobus giusto è stata un'impresa. Nessuno conosceva gli orari. Ammesso che ci siano degli orari. Le porte dell'autobus si sono aperte in via Cardinale Portanova, davanti ad una montagna di rifiuti alta due metri.

Ho comprato una guida della vostra provincia. Volevo arrivare a Pentidattilo, luogo magico ed incontaminato. Ho cercato invano qualcuno che mi sapesse dire come arrivarci. E lungi da me provare a contrattare un taxi, visto che dalla stazione centrale a piazza Castello mi sono state chieste 30 euro.

Volevo scoprire l'Aspromonte, con le sue sorprese nascoste, volevo vedere il tramonto dai fortini di Pentimele, andare a visitare la Villa di Casignana (ho scoperto che molti reggini addirittura ignorano l'esistenza della villa romana con i mosaici meglio conservati del mondo).

Non immaginate nemmeno la fortuna (intesa anche in senso economico) che avete. I vostri luoghi sono tanto incantevoli quanto orfani. Se li avessimo noi, in Russia, ci costruiremmo sopra un impero del turismo. Statene certi.

L'anno venturo non torneremo a Reggio Calabria, e sconsiglieremo ai nostri amici di venirci. Da voi è tutto troppo difficile. Meglio il Vietnam o le Filippine. Non importa che siano considerate terzo mondo. Lì si che sanno fare turismo.

Caro Direttore, chiaramente, questa lettera è solo una provocazione. Del resto non potrebbe esistere un turista che conosce i fortini di Pentimele. Semplicemente perché il nostro territorio non viene promosso nel modo adeguato. In qualunque altro posto del mondo, il tramonto sullo stretto visto da dei fortini del 1800, sarebbe diventato un business eccezionale.

Vorrei dire ai nostri governatori, che per fare turismo non basta fare un accordo con un tour operator e con una compagnia aerea, prendere le persone e "scapolarle" in centro città (scusate il termine, ma rende l'idea). Il turismo è fatto prima di tutto di servizi.

Il turismo va pianificato, va coltivato. Far arrivare adesso, in questo momento storico, i russi a Reggio Calabria è un vero e proprio suicidio.

Sa cosa credo? Credo che questa operazione sia esattamente in linea con il modus operandi di questa città. Manca il concetto di investimento.

Se c'è un finanziamento molti reggini fanno di tutto per accedere ai fondi al solo scopo di metterseli in tasca senza investirli, senza capire che quei soldi in futuro, se ben impiegati e capitalizzati, avrebbero potuto portare ricchezze ben superiori rispetto al gruzzoletto intascato all'istante. Soldi subito e del futuro chi se ne frega.

Viva i russi, che vengono in città oggi a spendere i loro rubli sul Corso Garibaldi, e che ci importa se l'anno prossimo non torneranno. Intanto st'annu i futtimmu.

Nino Polimeni