Diversamente abili e discriminazioni

Disabilinuova500di Nino Mallamaci - La telefonata arrivò che erano trascorsi almeno dieci anni dalla conclusione della mia avventura amministrativa al Comune di Reggio. Inaspettata, dopo tanto tempo. Mi si invitava alla cena preparatoria e alla manifestazione nazionale di nuoto assegnata alla Federazione provinciale sport disabili che si sarebbe tenuta a Palmi di lì a qualche giorno. Inaspettata, ma gradita come poche altre. I vertici della Federazione si erano ricordati di me, ex assessore allo Sport, e mi avevano voluto addirittura come ospite d'onore. "Per tutti noi, mi dissero davanti alla tavola imbandita, voi siete e sarete sempre, per come vi siete comportato e per quello che avete fatto, il nostro assessore".

--banner--

Leggendo di discriminazioni a danno di esseri umani, di ragazzi addirittura, molto meno fortunati di me, mi è venuta in mente questa storia.
Nel 1994, a qualche mese di distanza dal mio insediamento come assessore allo Sport, vengo informato dal funzionario che il C.o.n.i. provinciale ha da tempo chiesto indietro la gestione della piscina scoperta (e conseguentemente di quella coperta che sta accanto ad essa) nota come comunale ma in verità di proprietà dello stesso Ente sportivo in quanto realizzata con fondi stanziati in occasione delle Olimpiadi di Roma. Ovviamente ci sono dei particolari burocratici da sistemare, ma in linea di massima l'istanza va accolta. Così, dopo qualche mese l'impianto viene consegnato al C.o.n.i., il quale ne affida la gestione a una società di nuoto e pallanuoto. L'accordo prevede, avendo il Comune investito nella struttura, che siano riservate delle ore a chi ne beneficiava in precedenza, compresa la federazione sport disabili. Tutto fila liscio fino a quando non vengo chiamato per comunicarmi che sono sorte difficoltà per gli spazi riservati ai bambini disabili, i quali fruiscono della piscina coperta per fini terapeutici importantissimi. In sostanza, vengono ridotti i tempi e viene modificato l'orario, ciò per andare incontro alle esigenze della società sportiva che gestisce l'impianto. Sono giorni di grande tensione, e più volte mi reco sul posto, dove i genitori dei ragazzi disabili hanno messo in piedi una protesta contro la decisione che li danneggia pesantemente. Cerco di capire, di mediare, mentre il clima si surriscalda e del problema si comincia a parlare sugli organi di stampa. Non mi do pace, non posso accettare un diktat a esclusivo nocumento di una parte così debole, e che per questo, nella mia visione politica, va tutelata in ogni modo. Studiando la documentazione, con il meritevole supporto dell'ufficio che la pensa esattamente come me, riesco, azzeccagarbugli a fin di bene, a portare alla luce un cavillo che potrebbe mettere in discussione l'iter seguito. Lo spirito di collaborazione che aveva accompagnato la fase precedente, in virtù del quale si era passati sopra a qualche deficienza procedimentale, è mutato in aperto contrasto, per cui non è il caso di andare tanto per il sottile. Ma la svolta definitiva, risolutiva, e francamente traumatizzante, si verifica nel corso di una riunione alla quale partecipano, oltre al sottoscritto, altri assessori competenti per materia, i rappresentanti della Fisd, del Coni e della società sportiva deputata alla gestione. Dopo qualche ora di confronto per quanto possibile sereno, salta fuori una frase, buttata lì quasi per caso, a bassa voce, ma che disvela il mostro nascosto dietro le "esigenze sportive". "Ci sono alcuni che hanno difficoltà a entrare in acqua nella piscina coperta insieme o dopo i bambini e i ragazzi disabili". Invano, subito dopo, si tenta di sminuire la portata abnorme della comunicazione, di ridurla a causa di scarsa importanza, a dettaglio quasi insignificante. Il macigno è ormai lì, sul tavolo, ed è troppo grosso perché a qualcuno sia permesso di tentare di spostarlo. Informo gli astanti, a quel punto, che il Comune riassumerà la gestione della struttura. Sia i colleghi assessori che gli altri presenti ascoltano increduli, ma io aggiungo che il procedimento presenta una incongruenza, e che la sua rimozione è la conditio sine qua non per proseguire nel cammino tracciato. Si va avanti per un po', tra accuse e controaccuse, mentre i colleghi, da me informati riservatamente, mi assicurano il loro appoggio. La riunione termina con un nulla di fatto formale, ma la sostanza è ben diversa: l'impianto potrà essere gestito solo ponendo su un piano di assoluta parità le esigenze di tutti. E così, dopo qualche giorno, si stila il programma definitivo di utilizzo delle due piscine, del quale la F.i.s.d. e i genitori dei ragazzi disabili si dichiarano totalmente soddisfatti.
Questa la storia. L'amarezza per quanto accaduto non va via repentinamente, ma il vedere, attraverso i vetri appannati, i visi sorridenti dei ragazzi nel loro elemento naturale è un balsamo miracoloso sulle ferite dell'anima.