L'ultima difesa di Demi Arena: in arrivo memoriale contro scioglimento

arenademi2710di Benedetta Malara - "Se me lo chiederanno i reggini presenterò il ricorso". Lo ha annunciato alla fine della conferenza stampa indetta questo pomeriggio l'ex sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, che nella sala Green di Palazzo Campanella ha esposto, per più di tre ore, le sue perplessità sulla relazione della commissione d'accesso che ha portato allo scioglimento della sua amministrazione per contiguità con la criminalità organizzata. Ore e ore di precisazioni, smentite, ricostruzioni, ma alla fine la domanda della platea sulla possibile presentazione di un ricorso ha trovato una risposta: "Non ho ancora deciso". Arena ha dichiarato di star lavorando ad un memoriale, parte fondamentale per la presentazione di un ricorso, ma che non per forza il suo lavoro porterà ad un esposto al Tar. La discriminante risiederebbe, secondo quanto ha spiegato, nella volontà dei reggini. I suoi elettori, e non solo, dovrebbero esprimersi per decidere un'eventuale svolta nella storia di Reggio. "Sto lavorando per il memoriale – ha detto Arena – e se mi chiederanno il ricorso, il ricorso va fatto. Bisogna tutelare la dignità dei reggini – ha aggiunto – e  saremo sempre noi a servire la città, lo abbiamo fatto sempre, saremo sempre gli stessi, e oggi più che mai dobbiamo pensare a quello che succederà domani". Ma del domani, fino ad ora, non v'è certezza. Non è ben chiaro in che modo i cittadini debbano esprimersi per "votare" a favore o contro la presentazione del ricorso, ma fino ad allora Arena porge un invito alla cittadinanza, per coadiuvare il lavoro dei commissari che si sono insediati nell'amministrare la città: "Dobbiamo stare vicino ai commissari, aiutarli a fare bene il proprio lavoro – ha detto – questa sensibilità però siamo in pochi ad averla. Non ce l'ha – ha spiegato –  quella parte che per motivi personali di lotta politica l'ha denigrata, infangata, e la continua ad infangare. Questi signori non tuteleranno mai la città".

Ma prima di una pronuncia, seppure dubbia, su eventuali procedimenti legali, Arena ha parlato di nuovo dello scioglimento del Comune, questa volta però con la consapevolezza di aver letto le oltre duecento pagine della relazione commissariale, mancanza che lo aveva portato, nella scorsa conferenza stampa, a doverne convocare un'altra. Oggi, dunque, arrivano le risposte ufficiali del sindaco della città, che non ci mette molto a spiegare come le accuse che i commissari hanno mosso all'amministrazione comunale siano infondate. "Non si poteva sciogliere l'amministrazione comunale per problemi nascenti dalle precedenti amministrazioni" ha subito spiegato Arena, per poi passare alla relazione vera e propria. La relazione si compone di tre parti: informativa, quella tendente a reperire tutti gli indizi che potessero rappresentare delle connessioni tra gli amministratori e la malavita organizzata, e l'imprenditoria. "Da questo – ha detto Arena – ne è venuto un quadro sconfortante. Uno dei pilastri su cui si fonda la contiguità è quella di dire che l'amministrazione distribuisce contributi ad un terzo settore con persone che hanno avuto problemi con la giustizia: è vero, quelle cooperative, quelle associazioni, erano cooperative di ex detenuti, o di ex tossicodipendenti, e che quindi dovevano avere quei requisiti". Nella parte della relazione che riguarda le politiche sociali, effettivamente, più di un'associazione, o cooperativa, viene citata per avere all'interno del suo organico dei soggetti in qualche modo legati alla criminalità organizzata. Una parte, quella delle politiche sociali, che ha acceso un dibattito su più piani, provocando una valanga di smentite e precisazioni, tra cui appunto quella odierna del sindaco Arena: molte cooperative sociali, che nascono per aiutare persone in difficoltà, spesso sono gestite o fondate da persone che – sebbene in passato – hanno avuto gli stessi problemi. Non per questo – come è stato scritto in decine e decine di comunicati stampa inviati alle testate giornalistiche – il lavoro dei volontari deve essere considerato meno onesto.

Ma quella delle cooperative sociali non è la questione più spinosa. Passando alla parte che riguarda le imprese, la relazione stabilisce che l'amministrazione comunale forniva appalti ad imprese che avevano rapporti con la criminalità organizzata. "Anche qui – ha detto Arena – una serie di intoppi che hanno portato imprenditori a dover chiarire sulla stampa. Voglio riflettere su questo – ha spiegato –  non è possibile che si possano garantire i diritti civili di una comunità se questi dati, che sono dati sensibili, non vengono aggiornati". Molti imprenditori, dopo essersi visti additati come soggetti malavitosi, hanno infatti dovuto specificare in fretta e furia – chiaramente a mezzo stampa – di essere stati assolti.  Il fatto di essere nella relazione è già problematico – ha detto Arena –  ma lo è ancora di più che su questi archivi le imprese siano additate come vicine alla 'ndrangheta, perché ciò comporta dei problemi di carattere lavorativo, ed è un problema su cui bisogna fare una riflessione, e io mi aspetto questo dalla mia città". Arena invita a riflettere sulle molte inesattezze della relazione, primi tra tutti i molti casi di omonimia che hanno visto soggetti incensurati – seppur con un cognome non altrettanto "pulito" – venire descritti come persone contigue alla criminalità. Anche qui, le rettifiche sono arrivate a pioggia in tutte le sedi giornalistiche della città, ma Arena ha precisato: "Non basta specificare e chiarire".

Ancora, Arena prende in esame un altro addebito mosso dalla Commissione: quello di non aver rinnovato l'adesione alla SUAP, la stazione unica appaltante provinciale. I commissari descrivono la SUAP come uno strumento utile per salvaguardare l'ente pubblico da possibili infiltrazioni mafiosa, prova ne è il certificato antimafia richiesto alle società o imprese chiamate a svolgere determinati interventi. La convenzione con la SUAP dell'amministrazione Scopelliti scade nell'agosto 2010, un anno prima dell'insediamento del sindaco Arena. "Una volta insediato – ha raccontato Arena – ho chiesto come mai non fosse stata posta alla mia attenzione la scadenza con la SUAP. Ma già nell'agosto del 2011 uscivano notizie che qualcosa non andava nella SUAP: venivano segnalate alcune anomalie – ha spiegato – e ci siamo presi un po' di tempo, considerate le notizie che venivano fuori". Il 9 marzo 2012, infatti, scatta l'operazione "Ceralacca", che apre le porte del carcere per nove soggetti tra imprenditori, funzionari e dipendenti pubblici, che aprivano le buste delle offerte delle gare d'appalto gestite dalla SUAP per aggiudicarsi gli appalti con offerte ribassate. Le voci di corridoio che già un anno prima etichettavano anche la SUAP come organismo contiguo alla criminalità organizzata si sono infine rivelate fondante, e Arena aggiunge: "Circa 13 delle imprese che vengono comprese nell'elenco di quelle a cui il comune ha dato gli incarichi si sono aggiudicati i lavori con il procedimento della SUAP. Altre 13 risultano ammesse a gara, e ciò significa che quella procedura non ha rilevato alcun procedimento anomalo per cui quelle imprese dovessero essere escluse". Arena ha quindi giocato d'anticipo, è vero, e – come ha detto lui – non gli si può fare una colpa di non aver aderito ad un sistema caduto sotto i colpi della 'ndrangheta. Tirata d'orecchie della commissione d'accesso anche sui protocolli di legalità stipulati dalla giunta Arena, molto pochi, addirittura uno solo, e per giunta non attuato. Si parla di un protocollo di collaborazione con l'Agenzia delle Entrate, per la segnalazione di soggetti che evadevano le imposte. La commissione scrive della totale inefficienza del protocollo, in quanto "il Comune di Reggio Calabria non ha provveduto ad effettuare alcuna segnalazione qualificata all'Agenzia delle Entrate". Qui, a detta di Arena, non si parla di imprecisione, ma di errore. E anche grosso. Infatti, sebbene ai commissari non risulti alcuna segnalazione, l'ex sindaco di Reggio mette sul piatto un dato completamente opposto: "Il Comune di Reggio Calabria – ha sottolineato – ha inviato alla data del 22/10/2012 ben 406 segnalazioni qualificate, su un totale di 446 complessive relative all'intero territorio calabrese".
Parentesi anche per l'ormai nota Multiservizi, "immagine – ha detto Arena – di un'amministrazione che non fa niente". Arena ha ripercorso tutte le tappe della vicenda, partendo dall'arresto di Pino Rechichi, direttore operativo della società mista e risultato essere al servizio della cosca Tegano, alla richiesta del certificato antimafia, allo scioglimento finale della società per comprovata presenza di infiltrazioni mafiose. "Ritenevo che la certificazione antimafia potesse arrivare in tempi brevi – ha raccontato – ma sapevo anche un'altra cosa: da quando è scattato il sequestro della quota del socio privato non avevo fretta di dovermi preoccupare che quella società fosse mafiosa, perché quella quota in quel momento era detenuta dallo Stato che la gestiva attraverso gli amministratori giudiziari, e appena è venuta l'informativa antimafia la Multiservizi è stata messa in liquidazione". Un percorso lungo, quello che ha interessato la Multiservizi, in cui Arena spiega come siano state tenuti in considerazione tutti i possibili aspetti di una liquidazione troppo affrettata, a livello normativo ma soprattutto sociale.

L'ultimo punto, ma secondo il sindaco quello che reca l'errore più madornale, a venire affrontato riguarda l'occupazione di un bene confiscato. La relazione della commissione d'accesso parla dell'occupazione di un bene confiscato, assegnato al comune di Reggio, da parte di Maria Consiglia Latella, sorella del boss Saverio Latella, proprietario del bene confiscato. I commissari parlano di "una situazione di intollerabile illegalità che mina, nelle fondamenta, l'intera azione di contrasto alla criminalità organizzata". Ma Arena denuncia una mancanza di approfondimento, l'ennesima, da parte dei commissari: l'equivoco, come viene spiegato, nasce da un errore di fatto commesso dai Vigili Urbani e dei Carabinieri, che indicavano come "all'interno degli immobili indicati continuano ad abitare la sorella e la madre del boss Latella", e il Comune di Reggio era stato successivamente invitato a provvedere allo sgombero dell'immobile. Ma l'immobile in cui effettivamente risiedevano la madre e la sorella di Latella non era stato consegnato, insieme agli altri, al Comune di Reggio, e in ogni caso – allo stato attuale – non risulta interessato da alcun provvedimento di confisca. "Un ultimo dettaglio – ha aggiunto Arena – che anche la commissione avrebbe potuto verificare, è che la madre di Latella è deceduta 68 anni fa".

Anche Arena, dunque, conferma e sostiene le varie inesattezze e mancanze che erano già venute fuori nei giorni successivi alla divulgazione della relazione commissariale, e spiega perché lo scioglimento sia stato, sotto molti punti di vista, un ulteriore colpo inferto alla città: "Il provvedimento di scioglimento del Comune di Reggio Calabria – ha detto – colpisce una comunità che recentemente stava manifestando una voglia di reagire nei confronti della pervasività mafiosa, supportando l'azione incisiva che specie negli ultimi anni lo Stato ha posto in essere nel contrasto alla criminalità organizzata. Questo provvedimento – ha aggiunto – colpisce soprattutto quei cittadini che, superando l'atavico atteggiamento di generico scetticismo, attraverso un semplice agire quotidiano aveva di fatto creato le premesse per mettere in crisi il sistema malavitoso". E per Arena, combattere la 'ndrangheta significa anche, e soprattutto, fare rete. Fare rete senza guardare con diffidenza all'amministrazione pubblica e al sindaco stesso. Un sindaco che, oggi, chiede alla città un supporto per decidere come muoversi, promettendo di servirla "perché questa città l'ho sempre servita e continuerò a farlo, perché Reggio l'abbiamo nel cuore".