Elezioni, Boschi candidata Pd a Reggio Calabria? Scoppia la polemica

Boschi Maria Elena Prefettura"Un classico". Al Nazareno, si fa sfoggio di impermeabilità di fronte al ribollire dei territori in attesa delle scelte sulle liste elettorali. Il tema è stato affrontato negli incontri dei giorni scorsi di Matteo Renzi con i segretari regionali, ma fino alla Direzione del 25 che metterà la parola fine sulle scelte del partito le tensioni non si arrestano. Il punto è che i territori fanno scudo di fronte ai 'paracadutati', i nomi scelti da Roma da candidare nelle varie regioni. Il meccanismo riguarda innanzitutto i ministri, quello della doppia gara nell'uninominale e nel proporzionale (in lista sicura). Ma tocca anche i big da piazzare 'al caldo' e gli alleati da salvaguardare il forza del patto di coalizione. L'ultima polemica locale è scoppiata in Calabria, dove da qualche giorno circolava l'ipotesi di schierare Maria Elena Boschi (a Reggio Calabria). "Liste di proscrizione e anatemi non possono appartenere a una grande comunità come quella del Pd", ha tuonato Ferdinando Aiello. Il deputato cosentino ha bollato come "inacettabili" le parole del consigliere regionale dem Giuseppe Neri, che al canale Tv de 'L'altrocorriere' ha detto: "Non c'è spazio per Maria Elena Boschi nelle liste del Pd calabrese". Il caso Boschi non è l'unico. A Bologna il Pd locale ha accettato ma senza esultare la candidatura in città di Pier Ferdinando Casini. Il segretario Francesco Critelli non aveva nascosto la sua contrarietà, stoppato però dal capogruppo Claudio Mazzanti: "Dal momento che si è scelta, l'alleanza va portata avanti". In Toscana invece i malumori sono emersi di fronte all'ipotesi di tenere libere tre caselle per Riccardo Nencini (Mugello) di Insieme, Benedetto Della Vedova di +Europa e Gabriele Toccafondi (Firenze) di Civica e popolare.

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Cambiano le latitudini, ma non la musica. E' di qualche giorno fa la presa di posizione del Pd di Caltanissetta contro la ricandidatura di Daniela Cardinale, figlia dell'ex ministro Totò: "Chiediamo di poter scegliere", hanno scritto i segretari dei circoli cittadini al Nazareno. La polemica non risparmia i padri nobili, come Piero Fassino. Per l'ex segretario dei Ds, 'tessitore' delle alleanze di centrosinistra, un posto a Torino pareva fuori discussione. Ma dopo aver ascoltato il partito locale, al Nazareno hanno messo la pratica in 'stand by' per ragionare se schierare Fassino altrove. "Alla fine, correrà in Piemonte certamente", è la convinzione di uno dei big del Pd. Stessa storia nel profondo nord, in Trentino, dove il Pd locale è in subbuglio dopo aver ascoltato le indicazioni di Roma: il collegio Bolzano/ Bassa atesina della Camera, sicuro, deve andare a un big nazionale. Circolano già i nomi di Angelo Rughetti e Luca Lotti. L'assemblea provinciale, che ha già accettato la candidatura di Graziano Delrio nel proporzionale, non l'ha presa bene: "Non esiste". In Campania, poi, i nodi da sciogliere non mancano. Ieri Renzi ha incontrato il governatore Vincenzo De Luca: suo figlio Piero sarà di certo in lista, ma potrebbe essere dirottato dall'uninominale al proporzionale. Da risolvere anche il caso Franco Alfieri (l'uomo delle fritture) che il governatore vorrebbe in campo. Intanto la Direzione che da martedì potrebbe slittare a mercoledì (alle 18) affronterà il tema del programma e quello delle deroghe. La proposta che farà il Nazareno sarà pro deroga per il premier, i ministri, per chi ricopre cariche istituzionali (come Roberto Giachetti), per i big (come Fassino) e anche per i consiglieri regionali, ma nei collegi uninominali. (Gmg/AdnKronos)