Riace, il Sistema Centrale Sprar spiega: "Non ci hanno ascoltato. Due anni di correttivi mai applicati"

riacecartelloLa circolare del ministero dell'Interno che decreta la chiusura del progetto Sprar a Riace e' datata 9 ottobre, e arriva a poche settimane di distanza dal dispositivo del Gip che ha posto agli arresti domiciliare il sindaco della cittadina calabrese, Mimmo Lucano, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ma nonostante la tempistica le due vicende, che pur si intrecciano, sono separate, e la decisione sul progetto Sprar arriva dopo due anni di controlli, botta e risposta e criticita' non sanate, come spiega a Redattore sociale Daniela Di Capua, direttrice del Sistema centrale Sprar del ministero dell'Interno. Come e perche' si e' arrivati alla decisione di chiudere il progetto Sprar di Riace?Innanzitutto va detto che questa decisione non ha nulla a che fare con la vicenda penale che riguarda Mimmo Lucano. La chiusura del progetto ha a che fare con alcune criticita' e irregolarita' riscontrate negli anni. Si tratta di una vicenda iniziata due anni fa. Noi facciamo sempre dei controlli, e' una procedura prevista dal Dm del 10 agosto 2016, di accesso allo Sprar. E' previsto che si facciano visite di monitoraggio su tutti i progetti e dei controlli amministrativi sulle rendicontazioni. Quando emergono delle criticita' prepariamo un report scritto, un follow up, che viene inviato al Comune titolare del progetto, agli enti attuatori e al ministero dell'Interno per conoscenza. A questo punto si apre la fase di interlocuzione: il Comune, infatti, e' tenuto a dare un riscontro spiegando cosa intende fare per sistemare tutto cio' che non va. Di solito dopo poco tempo le cose si risolvono, ma se cio' non accade torniamo a visitare il progetto. Quando poi nonostante tutto le criticita' permangono e vengono reiterate, vengono assegnate al progetto delle penalita'. Per esempio una penalita' grave riguarda la mancata consegna del rendiconto. Su Riace e' successo questo: la prima visita e' avvenuta nel 2015 e sono venute fuori diverse irregolarita', di cui alcune di tipo amministrativo. Per esempio Lucano si e' inventato la moneta locale. Abbiamo spiegato che secondo la legge dello Stato non si poteva fare, che in caso si poteva utilizzare questa moneta come se fossero buoni pasto ma il sistema andava aggiustato. Non siamo stati ascoltati.

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Il ministero, proprio perche' si trattava di Riace, e il progetto era molto conosciuto, ci ha chiesto di andare a spiegare come fare: siamo andati 5 volte in due anni, non avevamo mai fatto tanta assistenza in loco per aiutare un progetto. Ma il Comune non si e' mosso. Dopodiche' il ministero ha avviato la procedura: ha scritto al Comune evidenziando le penalita' riscontrate, chiedendo le controdeduzioni prima di avviare la procedura di revoca. Ma niente, Mimmo Lucano ha di nuovo mandato deduzioni non risolutive alle questioni contestate. Per questo oggi la chiusura e' un atto dovuto. Quali sono le principali irregolarita' contestate?Per esempio l'utilizzo dei buoni per i lungosoggiornanti, persone che continuavano a stare in accoglienza senza averne piu' diritto e senza aver avuto la proroga, che andrebbe invece richiesta al Servizio centrale. Inoltre non c'era corrispondenza tra persone e strutture per colpa di una sovrapposizione tra Cas ( centro di accoglienza straordinario, ndr) e Sprar. Nella pratica, non siamo riuscita a capire quali fossero le persone in carico al Servizio centrale e quali in carico alla Prefettura. Per questo per due volte con noi e' venuta anche la Prefettura di Reggio Calabria, che aveva la competenza sulla parte Cas. Perche' tanta rigidita' nei controlli a Riace?E' una rigidita' che non riguarda solo Riace: da sempre il nostro controllo sui rendiconti e' serrato e questo serve a garantire che i fondi pubblici siano gestiti in maniera trasparente garantendone il corretto utilizzo, senza profitti o ruberie. E' diverso il caso dei Cas che rendicontano a fattura, ma nel caso dei progetti Sprar e' cosi'. Sappiamo bene che per i Comuni questo tipo di rendicontazione e' una fatica enorme, per questo abbiamo previsto nell'ultimo decreto che fosse pagato dallo Sprar anche la figura di un revisore indipendente, che possa fare il primo controllo. Poi abbiamo cercato di trovare delle vie intermedie di controllo, ma per ora non possibile. Che cosa succedera' ora ai migranti in accoglienza? Verranno trasferiti come si e' detto?Ho sentito parlare di trasferimenti, addirittura di deportazioni. Anche in questo caso stiamo seguendo la procedura ordinaria: quando un progetto chiude, per esempio in caso di revoca o rinuncia, bisogna trasferire le persone per loro tutela. Non possono rimanere in un progetto non finanziato perche' non possono essere mantenute e non possono usufruire dei servizi. Questo trasferimento non e' obbligatorio: noi analizziamo chi e' ancora in accoglienza e avrebbe diritto a proseguire, cerchiamo dei posti adeguati e piu' vicini a dove sono ospitati e poi il Comune deve farsi carico di proporre queste alternative ai loro beneficiari, cosi' che possano scegliere. Se decidono di non muoversi devono sapere che escono dal progetto Sprar. Di certo non arrivera' nessun pullman la deportarli, come e' stato detto. Tra l'altro bisogna distinguere perche' a Riace c'e' anche un Cas, che ospita circa 100 persone. Cosa fara' la prefettura non lo sappiamo, ma di sicuro per gli ospiti dello Sprar si seguira' la procedura e potranno scegliere liberamente. La chiusura dello Sprar a Riace non rischia di far sparire anche l'esperienza simbolica di questa piccola comunita', famosa nel mondo proprio per aver guardato all'accoglienza come risorsa?Il modello su cui Riace ha improntato il suo sistema e' antico e nasce addirittura prima dello Sprar. E' stato sicuramente un esempio virtuoso: si e' trattato del modello Sprar ben attuato dal Comune di Riace con un'accoglienza diffusa in piccoli numeri, percorsi di inclusione sociale. Un progetto in cui sia i migranti che gli autoctoni trovano un vantaggio nell'essere insieme. Va sottolineato anche l'impatto economico importante che il progetto Sprar ha portato in un comune piccolo come Riace. Considerarlo un simbolo ha senso per la grandissima propensione all'accoglienza e alla solidarieta' che ha sempre manifestato e dichiarato il sindaco, Mimmo Lucano. Pero' il progetto in se' ha delle debolezze dovute alle irregolarita' amministrative di gestione e al numero troppo elevato di persone che tra Cas e Sprar sono li' in accoglienza. In questo momento sarebbe importante per il tema dell'accoglienza allargare lo sguardo e rendere visibili gli altri piccoli comuni che portano avanti i progetti Sprar in maniera eccellente.