Aggredì giovane professionista nella movida di Reggio Calabria: 3 anni al baby Tegano nipote del boss

reggio questuradi Claudio Cordova - Tre anni di reclusione per violenza privata aggravata dalle modalità mafiose per Giovanni Tegano, nipote dell'omonimo boss della 'ndrangheta, il cosiddetto "uomo di pace" catturato dalla Polizia dopo anni di latitanza. All'esito del giudizio abbreviato, il Gup di Reggio Calabria ha accolto l'impianto accusatorio del pm della Dda di Reggio Calabria, Walter Ignazitto. Il "Teganino" è stato condannato per le prepotenze e le violenze ai danni di un giovane professionista durante una serata della movida reggina.

I fatti risalgono alla sera del 28 maggio del 2017, allorquando, nei pressi di un noto locale del centro cittadino, il baby Tegano, all'epoca dei fatti 22enne, sarebbe giunto sul posto insieme ad altri giovani a bordo di un'auto a forte velocità, urtando violentemente col marciapiede vicino al luogo in cui era seduto un giovane che stava trascorrendo la serata insieme ai propri amici.

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Il ragazzo, sfiorato dall'impatto, rimbrottò Tegano & co., facendo cenno di andare piano. Da qui la reazione della combriccola arcota e le minacce: "Non sai chi sono io? Sono Giovanni Tegano" avrebbe detto subito.

Tegano, un cognome, una garanzia a Reggio Calabria. Per questo, fin da subito, gli inquirenti hanno contestato le aggravanti mafiose al gesto, da non circoscrivere "solo" a una lite tra giovani, ma a una ostentazione del proprio cognome e, di conseguenza, del potere mafioso della cosca, appartenente al gotha della 'ndrangheta.

Le parole saranno pure pietre, ma anche le mani non scherzano. E così, dagli improperi, si passa ai fatti: il giovane Tegano avrebbe anche utilizzato la chiave della propria auto come arma, spingendola al collo della vittima, tanto da provocargli delle lesioni.

Violenza e ostentazione mafiosa che, stando alle indagini della Polizia, sarebbero consistite anche nel fatto che il giovane professionista reggino sarebbe stato anche costretto a non allontanarsi dal posto per un successivo confronto con Tegano e nell'impedirgli di utilizzare il proprio telefono cellulare: a ricostruire i fatti nelle indagini del pm Ignazitto, non solo le testimonianze, ma anche alcuni filmati, che avrebbero mostrato la prevaricazione del baby Tegano, che avvisato da alcuni amici che la vittima intendeva contattare le forze dell'ordine, sarebbe uscito dal bar ed ha cercato, senza riuscirci, di colpirlo con schiaffi e pugni.

Buon sangue non mente.