Reggio: intitolata strada a Matteo Paviglianiti

E' il 15 luglio 2019, Reggio Calabria, a centoquarantacinque anni dalla nascita e sessantatré dalla morte, intitola una strada al decano dei poeti dialettali reggini, Matteo Paviglianiti.

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Era nato in questa città il primo maggio 1874 da Domenico Paviglianiti e Zuccalà Antonia. Don Matteo, così era conosciuto il poeta, nasce da persone umili e resta tale sino al giorno della sua morte, l'11 novembre 1956; fa il barbiere di professione e scrive su qualunque foglio di carta gli capiti tra le mani, un po' a matita e un po' con le vecchie penne che dovevano essere intinte nell'inchiostro. Fu anche un politico e, nel 1914 assieme ad altre sette persone di cultura, Alfredo Tripepi, Giovanni De Maria, Francesco Romeo, Sangrì, Giovanni Crea, Bruno Surace e Nino Spanò, fonda la Cooperativa detta "La Vittoria" che, sostanzialmente, fu il primo partito socialista della nostra Reggio. Il gruppetto si riuniva in una birreria della "Piazzetta", oggi Piazza Vittorio Emanuele (Piazza Italia) e li, praticamente, fondarono la prima Camera del Lavoro reggina dove si ascoltavano le necessità di operai e lavoratori. In quell'ambito "convertirono" al socialismo il nobile reggino barone Giuseppe Giovanni Mantica di via Sbarre Inferiori per cui fu denominato il "Barone Rosso". Oggi, la cooperativa, esiste ancora col nome di Associazione Culturale Guglielmo Calarco, avvocato e socialista discepolo di Matteo Paviglianiti. Ma don Matteo amò scrivere con l'esercizio del suo dialetto, quello con cui espresse in versi i suoi tormentati stati d'animo e le sue tristezze. La sua vita, pur avendola dedicata agli altri, non fu molto felice; il suo grande amore per una donna, viene troncato dai genitori di lei che la costringono con la forza a sposare un altro; il terremoto del 1908 causa la perdita dell'intera famiglia di una sua sorella e l'influenza, detta "la spagnola", del 1919 gli procura altri dolori e la perdita di altri familiari. La salute non lo accompagna più rendendolo cardiopatico e, comunque, continua la sua attività artigianale trasformando il salone da barbiere in un salotto di cultura dove si avvicinavano giovani poeti, pittori e scrittori : Nicola Giunta, Gaetano Cingari, Giuseppe Morabito, Domenico Martino, i cugini, entrambi professori, Domenico De Stefano e Francesco De Stefano, Napoleone Vitale, Mario Lacava, i pittori Bava, Fabon, Vito Leone e tantissimi altri. Il suo mecenatismo aiutò molte persone a pubblicare manoscritti di poesie, prose, racconti vari di storia e attualità, facendo si che Reggio di Calabria si arricchisse di una più grande cultura, ma sacrificando se stesso e i propri manoscritti, centinaia, che, alla sua morte, andarono dispersi. Tanti e tanti aneddoti colorarono la sua vita che qui non si descrivono per questioni di spazio, ma chiunque abbia voglia di conoscere a fondo il poeta, può rivolgersi direttamente al pronipote Salvatore Marrari; infatti, visto che la città lo aveva dimenticato o, forse, nemmeno conosciuto, quest'ultimo si è prodigato a proporre serate e salotti culturali, presentando questa figura sensibile e umana, i suoi scritti, la sua arte poetica, le sue aspirazioni politiche; insomma, finalmente, voce sparge voce, i suoi valori culturali e politici sono giunti sul tavolo della nuova Commissione Toponomastica presieduta dal prof Giuseppe Cantarella, che ha deliberato perché fosse il poeta intestatario di una strada e così, la vecchia Traversa XXIII di Sbarre Centrali e diventata Via Matteo Paviglianiti. Erano presenti il Prof. Giuseppe Cantarella e Carmelo Caridi (toponomastica), Franco Arcidiaco nelle veci del Sindaco, Demetrio Delfino presidente del consiglio comunale, Silvana Velonà presidente dell'Accademia Del Tempo Libero, i vigili urbani col gonfalone della città, Salvatore Marrari pronipote del poeta, amici e parenti. Anche un numeroso gruppo di cittadini e abitanti di quella strada, simpatiche persone, ha voluto godere di quei pochi minuti in cui cadeva il drappo rosso scoprendo la targa marmorea.