Da Reggio Calabria agli Usa: il ricercatore Francesco Restuccia premiato da Issnaf

Restuccia FrancescoUna radio in grado di comprendere e distinguere, tramite l'intelligenza artificiale, le forme d'onda degli oggetti "connessi", e di rendere così le reti wireless più efficienti, più autonome e più sicure, facendo evolvere il modo in cui smartphone, elettrodomestici e altri dispositivi tecnologici comunicano tra di loro. Questo l'obiettivo della ricerca di Francesco Restuccia (nella foto), che gli è valsa la vittoria del Mario Gerla Award for Young Investigators in Computer Science degli ISSNAF Award 2019. Il premio è stato consegnato il 14 novembre all'ambasciata italiana di Washington, durante l'evento annuale di ISSNAF, la fondazione che raggruppa quattromila scienziati e accademici italiani attivi in Nord America.

Il ricercatore, nato a Locri nel 1987 e cresciuto a Lazzaro, in provincia di Reggio Calabria, sin da piccolo ha la passione per l'informatica: la concretizzerà studiando ingegneria Informatica all'Università di Pisa. Dopo la laurea triennale e la conseguente specialistica, entrambe conseguite con lode, nel 2012 si trasferisce negli Stati Uniti, per iniziare un dottorato in informatica. Dopo il dottorato, conseguito nel 2016, intraprende un percorso di ricerca con il suo attuale mentore, il professor Tommaso Melodia, anche lui partito dall'Italia e arrivato anni prima negli States per un dottorato. Dal 2017 Restuccia è Postdoctoral Researcher alla Northeastern University di Boston, Massachusetts.

La ricerca di Francesco Restuccia ora si concentra nello sviluppare nuove tecnologie wireless basate sull'intelligenza artificiale, con lo scopo di migliorare la comunicazione tra le reti wireless degli oggetti "connessi". Una ricerca già descritta in diverse pubblicazioni.

«I device devono poter comunicare tra di loro in sicurezza – spiega il ricercatore -: devono ottimizzarsi automaticamente, senza intervento umano, reagire e partecipare attivamente con tutto ciò che hanno intorno tramite l'intelligenza artificiale. Le reti wireless che usiamo oggi sono basate su protocolli e paradigmi vecchi, monolitici, e quindi non in grado di sostenere le prestazioni richieste dalle reti moderne. Nel nostro gruppo, usiamo modelli di intelligenza artificiale, per esempio, per distinguere i dispositivi basandoci su delle microscopiche – ma difficilmente imitabili - imperfezioni nella forma d'onda che producono. In questo modo, gli oggetti connessi non solo possono essere autenticati efficientemente, ma riescono anche a comunicare efficacemente tra di loro, oltre che con maggiore sicurezza rispetto al rischio di attacchi hacker».

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