“’Ndrangheta stragista”, Graviano: “Nel 2016 messaggio a Berlusconi per ricordargli di rispettare i patti”

Berlusconi Silvio 500"Io sono stato arrestato per un progetto che è stato voluto da più persone. E' dimostrato dal fatto che ogni giorno ricevevo visite, e non so se venivano registrato. C'erano carabinieri, poliziotti. E alla fine mi hanno detto: 'Ora le accuseremo per tutte le stragi d'Italia, da qui non uscirà più. E poi ho ricevuto l'ordinanza di custodia cautelare di Roma". Lo ha detto il boss mafioso Giuseppe Graviano, deponendo in videoconferenza al processo sulla 'ndrangheta stragista a Reggio Calabria.

L'ex capo del mandamento di Brancaccio, che nel processo e' imputato assieme al boss della ndrangheta Rocco Santo Filippone, di Melicucco, ha respinto ogni responsabilita' in ordine alle testimonianza dei pentiti Spatuzza e Tranchina sui rapporti con la 'ndrangheta calabrese e sulle strategie della tensione per costringere lo Stato, con gli attentati dinamitardi e gli attacchi all'Arma dei carabinieri, alla 'trattativa' per accettare i canoni scritti da Toto' Riina nel suo 'papello'. Le condizioni, cioe', per interrompere la spirale degli omicidi dei carabinieri e gli attentati in luoghi pubblici. Il processo riprendera' il 21 febbraio con la prosecuzione dell'esame di Graviano, udienza in cui sara' anche presente l'ex magistrato Antonio Ingroia nella veste di difensore di parte civile delle famiglie degli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, assassinati da un commando della 'ndrangheta il 18 gennaio 1994 sulla corsia sud dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nei pressi dello svincolo di Scilla.

"Silvio Berlusconi ha tradito anche Marcello Dell'Utri". A dirlo, collegato in videoconferenza, è il boss mafioso Giuseppe Graviano, nel processo sulla 'ndrangheta stragista a Reggio Calabria. "Le leggi che ha fatto Berlusconi - spiega ancora Graviano - hanno danneggiato anche Dell'Utri, che è stato condannato". E ribadisce: "Le leggi approvate da Berlusconi hanno danneggiato anche Dell'utri e tutti i detenuti al 41 bis".

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Nell'aprile 2016 il boss mafioso Giuseppe Graviano si era rivolto al codetenuto Umberto Adinolfi, che stava per essere scarcerato, per chiedergli di "fare arrivare un messaggio a Silvio Berlusconi" che "doveva mantenere gli impegni presi" e per "ricordargli che sono ancora vivo, a differenza di mio cugino Salvo che nel frattempo è morto. E i patti vanno rispettati. Doveva rispettare un accordo che riguardava alcuni investimenti fatti con mio nonno". Lo ha detto il boss Giuseppe Graviano, nell'udienza del processo per la 'ndrangheta stragista in corso davanti alla Corte d'assise di Reggio Calabria. Nella conversazione si sente Graviano che dice ad Adinolfi che "bisogna trovare la strada per fare trovare un messaggio per qualcuno che non ha rispettato i patti". E oggi ribadisce che quel "qualcuno" sarebbe proprio l'ex premier Silvio Berlusconi. ''Mio nonno agli inizi degli anni Sessanta aveva consegnato venti miliardi a un gruppo imprenditoriale del Nord e si era stabilita la percentuale del 20 per cento da allora in poi''. "Ma Berlusconi non aveva rispettato i patti - dice rispondendo al Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo - E io chiesi ad Adinolfi se mi poteva fare la gentilezza di ricordare che ancora sono vivo e si doveva togliere i debiti che aveva, andavano rispettati gli impegni presi con mio nonno". Adinolfi fa capire, come risulta dalle intercettazioni, di avere "un buon gancio".

"Dottore, non mi faccia fare il nome, per cortesia". E alla domanda del pm Lombardo che gli chiede se "già prima dell'aprile 2016 aveva provato a fare arrivare un messaggio all'ex premier Berlusconi", Graviano replica: "Sì. A me interessava che venissero rispettati gli impegni presi con i creditori che avevano il 20 per cento della società". Ribadisce anche, come già detto nella scorsa udienza, che esisteva una "scrittura privata" che avrebbe provato quegli affari tra Berlusconi con il nonno materno. Poi, spiega ancora che il nonno avrebbe "investito 20 miliardi di vecchie lire" con "un gruppo imprenditoriale di Milano" che avrebbe fatto capo proprio a Berlusconi.

"Io non sono uno che manda messaggi". Così il boss mafioso Giuseppe Graviano proseguendo la sua deposizione al processo sulla 'ndrangheta stragista a Reggio Calabria. E quando il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo gli fa notare: "Ma come, stamattina ha detto che nel 2016 voleva mandare un messaggio a Berlusconi?", il capomafia di Brancaccio replica: "Ma per i soldi, mica per altro. Per riscattare gli impegni con mio nonno...". E ribadisce: "io non mando nessun messaggio a nessuno".

"Non ho fatto le stragi, sono innocente. Ho una dignità, una serietà, non dico bugie". A dirlo, proseguendo la sue deposizione al processo sulla 'ndrangheta stragista a Reggio Calabria, è il boss mafioso Giuseppe Graviano. Ribadisce al pm Giuseppe Lombardo di essere pronto a parlare anche di "altri argomenti, quando mi interrogherete in nuove occasioni". Già nella scorsa udienza aveva detto di sapere delle circostanze sull'agenda rossa sparita di Paolo Borsellino ma anche sull'omicidio del poliziotto Antonino Agostino.

"Porterò altra documentazione su via D'amelio, porterò a tante malefatte che ancora sono nascoste": Ad annunciarlo è il boss mafioso Giuseppe Graviano nel processo sulla 'ndrangheta stragista a Reggio Calabria. E parlando al Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo dice: "Io non ho fiducia nei suoi colleghi che hanno fatto i processi".

 

"Io ci sono riuscito senza chiedere autorizzazioni e approfittando delle 'distrazioni' del Gom: come sono riuscito a concepire mio figlio non lo raccontero' mai a nessuno. Sono cose intime mie e di mia moglie". Lo ha detto il boss mafioso Giuseppe Graviano, detto "madre natura", deponendo in video conferenza al processo sulla 'ndrangheta stragista in corso a Reggio Calabria. Graviano e' stato arrestato a gennaio del 1994 sta rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo sul concepimento del figlio avvenuto nel 1998, mentre si trovava detenuto al carcere Ucciardone. Un "doppio" concepimento - visto che anche il fratello Filippo, arrestato e detenuto al 41 bis - dai contorni non del tutto delineati, se sia avvenimento con il passaggio di una provetta o facendo entrare la compagna in carcere, nascosta tra la biancheria: "ma a cosa servono queste mie cose intime - chiede il boss - in un processo? Nel discorso di mia moglie non e' intervenuta la politica parlo al livello di agenti di custodia: non e' vero che mia moglie e' entrata in cella".