Klaus Davi lancia la candidatura a sindaco di Reggio Calabria e invita le liste civiche: “I cittadini ci vogliono uniti”. E i 5 Stelle si avvicinano…

conferenzaklausdavidi Claudio Cordova - "Ma come si fa a non innamorarsi di questa terra?". Lo dice più volte Klaus Davi. Il massmediologo presenta la sua candidatura a sindaco di Reggio Calabria usando sempre il "noi", rispondendo, in maniera naturale, alla (un po' banale, a dire il vero) critica di "non essere di Reggio Calabria". Una candidatura, quella di Davi, che nasce come provocazione, ma che, con il passare dei giorni, anche per la grande risposta avuta, è già diventata politica.

Stravaganti, talvolta, ma le idee di certo non mancano al giornalista.

Brand e reputazione le prime due linee si cui si muove il programma. Ma l'intervento di Klaus Davi è un susseguirsi di potenzialità non sfruttate, che inchioda territorio e governanti alle proprie colpe: dai Bronzi di Riace alla Magna Graecia, passando per il turismo, il bergamotto e Gianni Versace. "La nostra non è una candidatura contro qualcuno" dice. Ma il giudizio del massmediologo sulla classe politica è pessimo: "Falcomatà? Farebbe meglio a non ricandidarsi".

Klaus Davi si dice contrario al dissesto del Comune di Reggio Calabria, che non andrebbe a punire la classe politica che lo ha causato, ma solo cittadini e imprese. Dopo gli anni in Calabria con il racconto sulle cosche di 'ndrangheta e l'impegno per San Luca, ora Davi vuole provare a rilanciare il capoluogo: "Siamo sempre stati l'ultima ruota del carro e Reggio Calabria l'ultima ruota del carro in Calabria". L'obiettivo, quindi, è quello di essere credibili sui tavoli di Catanzaro e Roma, a cominciare dalla dilagante emergenza rifiuti, che per il massmediologo è in questo momento la prima questione da risolvere.

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A introdurre l'incontro, lo psichiatra Nicola Pangallo, un passato da ambientalista e oggi principale sostenitore e collaboratore di Davi, nelle scelte e nei contatti sul territorio. E i contatti sono tantissimi. In pochi giorni, l'annuncio del massmediologo di scendere in campo a Reggio ha suscitato grande fermento: "Siamo fuori dai partiti, ma non siamo contro i partiti" dice Davi. Il massmediologo si definisce "un liberale di sinistra", che, in questa fase, condivide alcune posizioni di Forza Italia e avversa il settarismo radical-chic della sinistra: "Reggio è stata storicamente una città accogliente e inclusiva, io voglio che torni a essere così". Il massmediologo punta a formare tre liste e non chiude le porte a nessuno: "Io ho avuto altre esperienze politiche, vogliamo candidare persone nuove, ma non chiudiamo la porta a chi ha avuto un passato politico. Su vicende giudiziarie ed etiche, invece, bisogna vigilare".

E' chiaro, concreto e con nomi e cognomi (La Strada di Pazzano, il Patto Civico di Maria Laura Tortorella e altri) l'invito a un confronto, per non frammentare l'elettorato, ma provare a incidere in maniera compatta: "Il mio è un appello all'unità, non andiamo gli uni contro gli altri armati, io posso rappresentare le varie anime e anche i cittadini vedrebbero di buon occhio un'unione". E sul punto, il colpo di scena arriva dall'intervento di Fabio Foti, candidato a sindaco dei 5 Stelle, che annuncia la concreta possibilità da parte del Movimento di non presentare la lista, ma l'opportunità, fornita dal capo politico Vito Crimi, di procedere a un apparentamento. Apparentamento che, Foti lo fa intendere chiaramente, invitando le altre liste civiche a un confronto, dovrebbe convergere su Klaus Davi.

Il Movimento 5 Stelle, quindi, per bocca dell'unico soggetto legittimato a parlare in suo nome, fa proprio l'invito lanciato alcuni giorni fa su queste colonne (leggi qui) e, lanciando una serie di idee su rifiuti ed economia, apre chiaramente a Klaus Davi.

Il quale ringrazia e dice: "Voglio incontrarti e parlare privatamente, così come voglio sentire nuovamente sia Pazzano che Tortorella e confrontarmi con tutti". A questo punto, non capire che correre uniti è l'unico modo per poter incidere, è a tutti gli effetti una grave colpa, che le urne non potranno non punire.