Reggio, processo "Crimine"; la requisitoria del pm Musarò: "La Provincia della 'ndrangheta ha competenza in tutto il mondo"

reggiocalabria aulabunkerdi Claudio Cordova - "La Provincia esiste e ha competenza in tutto il mondo". E' perentorio il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Musarò, che ha aperto la discussione dell'Ufficio di Procura nel procedimento d'appello "Crimine". Il maxiprocesso alla 'ndrangheta unitaria arriva dunque alla fase di discussione nel secondo grado di giudizio: in primo grado il Gup Giuseppe Minutoli ha condannato oltre novanta tra presunti capi e affiliati alla 'ndrangheta dei tre mandamenti della provincia di Reggio Calabria.

"La Provincia" di cui parla il pm Musarò è l'organo collegiale che condizionerebbe le dinamiche mafiose in Calabria, ma anche oltre i confini nazionali. Al vertice, con il ruolo di "Capo Crimine", vi sarebbe l'anziano Domenico Oppedisano (punito in primo grado con dieci anni di reclusione) che sarebbe succeduto all'anziano patriarca, 'Ntoni Pelle, della dinastia dei "Gambazza", nella carica ratificata ogni anno nel corso delle celebrazioni per la festa della Madonna della Montagna, a Polsi. In realtà, la decisione sarebbe presa nel periodo antecedenti e la riunione al Santuario sarebbe solo un passaggio "formale" per sancire le nuove cariche: e così la scelta sarebbe ricaduta su Oppedisano nel corso del matrimonio tra Elisa Pelle e Giuseppe Barbaro, presto diventato un vero e proprio summit di 'ndrangheta.

Contro ogni polemica giudiziaria e giornalistica, il pm Musarò ha dunque difeso la bontà dell'indagine, facendo notare come, carte alla mano, tutti dovessero confrontarsi e sottostare alla "Provincia". E chi avrà troppa voglia di indipendenza finirà male: è il caso del boss scissionista Carmelo Novella, freddato in Lombardia proprio per le mire espansionistiche. Il vero potere, dunque, sarebbe in Calabria: "Quando sei fermo per la Calabria, sei fermo per tutti" dirà uno dei soggetti intercettati.

A decidere della vita, ma anche della morte dell'associazione e dei suoi affiliati, vi sarebbe dunque la Provincia: "Ha il potere di autorizzare gli omicidi" spiega Musarò. Il rappresentante dell'accusa richiama anche le dichiarazioni del pentito Paolo Iannò, che affermerà, sia nel processo "Meta", sia nel dibattimento di "Crimine", Locri, come in passato la Provincia si sia opposta all'omicidio di un magistrato.

Musarò ha dunque incentrato la prima parte della requisitoria (a settembre toccherà al pm Antonio De Bernardo e all'avvocato generale dello Stato, Franco Scuderi) sui termini generali, ma non si è sottratto ad alcuni passaggi sulla figura di Oppedisano, l'uomo che, a suo dire, sarebbe stato nominato "Capo Crimine" in seguito a una minaccia del boss Vincenzo Pesce, cui sarebbe legatissimo: "Non è un vecchietto inoffensivo, come qualcuno vuole farlo passare" dice Musarò. D'altra parte, il pm cita una serie di conversazioni in cui personaggi di primissimo livello, come Giuseppe Commisso, "u mastru", affermeranno di prendere ordini da Oppedisano: non solo una figura formale e di garanzia, dunque.

Il processo è stato poi aggiornato al prossimo settembre, allorquando toccherà ancora all'accusa cercare di far reggere l'impianto accusatorio, passato al vaglio del giudice di primo grado: e l'applicazione di due pm della Procura fa capire quanto sia importante la partita che si gioca al cospetto della Corte d'Appello presieduta da Rosalia Gaeta.