Reggina, Vargas: "La società ha sbagliato a non partire dal settore giovanile"

vargasjorgeUn cuore amaranto, una testa da persona che conosce bene il calcio italiano e la piazza di Reggio Calabria. Jorge Vargas è stato per quattro campionati il "ministro della difesa" per la Reggina, e nella passata stagione è tornato nelle vesti di allenatore della Berretti. Ospite negli studi di Radio Reggio Più, il 41enne cileno ha toccato vari tasti tra passato, presente e futuro.

L'impatto del giovane Vargas, appena giunto in Calabria, fu quasi traumatico: "Sono arrivato subito dopo il Natale del '99, trascorrendo il capodanno in albergo. Non parlavo la lingua, ed ero senza vestiti perché non mi erano arrivati i bagagli. L'esordio fu a febbraio, 1-0 al Bologna con gol di Pirlo. Adesso sto facendo esperienza con l'Aurora, in Eccellenza. Sono rimasto in città per dare una mano a questi ragazzi. Degli allenatori avuti a Reggio, il rapporto migliore ce l'ho avuto con Colomba. Arrivavo dal Cile, non era facile inserirsi in un campionato importante come quello italiano. Giocavo in nazionale, all'inizio non ero titolare indiscusso ed avevo nostalgia. La gente mi ha voluto bene dall'inizio, tranquillizzandomi e aiutandomi a rimanere in Italia".

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Il vizietto di maltrattare il dischetto, ad ogni rigore per gli avversari, è rimasto impresso: "Quello più palese fu con l'Ancona, allenato da Spalletti in Serie B. Sbagliò il rigore Sturba e sono retrocessi – ha ricordato Vargas a Radio Reggio Più - Andavo a scavare per innervosire l'avversario. Sono amico del fratello di Spalletti, ancora mi rinfaccia quell'episodio".

Con i giusti toni, Jorge Vargas ha posto l'accento sul settore giovanile, alla domanda sui vari Amato, Isabella e Novembre da lui allenati nella Berretti: "L'anno scorso c'era disorganizzazione. I ragazzi si sono dati da fare, negli anni precedenti per loro era totalmente diverso. Sono ragazzi che hanno un futuro importante, devono essere seguiti con attenzione per diventare professionisti. Non hanno vizi di nessun tipo. Amato mi piace tanto, con me è stato il capitano della Berretti. Ci tiene tanto, è stato sempre puntuale. Ma come tutti i ragazzi del sud, ha bisogno di altro: palestra, alimentazione, tante cose a cui bisogna dare importanza in un periodo di crescita. Non possono allenarsi a stomaco vuoto. Le squadre piccole, in qualsiasi categoria, devono organizzare un settore giovanile importante. Non basta partecipare ad un campionato, se in prima squadra non arrivano calciatori indigeni. La programmazione va fatta con gente adatta".

Lo sguardo verso il futuro della Reggina è più realista che ottimista: "C'è confusione completa, in tutti i sensi. Non si può fare calcio all'improvviso, i palazzi non si costruiscono dal tetto. La società ha sbagliato a non partire dal settore giovanile, il Sant'Agata è una ricchezza importante. Bisogna produrre ragazzi da vendere alle squadre di Serie A – ha rimarcato Vargas alla web radio reggina - Chi viene in prestito, non lascia niente in termini di patrimonio. Senza questa organizzazione si può andare avanti anche 8 anni, ma ogni anno si spenderanno soldi per nulla".