Reggina, che volino gli stracci. In silenzio

foticentenariodi Paolo Ficara - Sconfitti in partenza. La disfatta di Trapani rischia di provocare commenti ingenerosi verso i singoli. La prestazione ed il punteggio scaturiti al cospetto di una stellare squadra di C2, arrivata in B soprattutto per la compattezza impressa dal tecnico Boscaglia, in realtà sono la punta dell'iceberg. La Reggina è entrata in campo già mentalmente preposta a perdere, in virtù di una formazione che ha privato la squadra di alcuni punti di riferimento. Gli interrogativi sulle scelte di Atzori, al momento non trovano risposta. E forse è meglio optare per il silenzio. Da parte nostra, badiamo bene ad evitare congetture di sorta.

Assurdo dunque soffermarsi su improbabili differenze tra le prestazioni dei singoli, o discettare sull'eventualità che con un modulo diverso avremmo potuto assistere ad un altro tipo di partita. Leviamo la testa dalla sabbia solo per far notare tre aspetti. Il primo è relativo alle esclusioni eccellenti: Di Michele e Colucci sono i giocatori più esperti, se li definiamo leader dello spogliatoio probabilmente non si offenderà nessuno; Cocco dimostra molta personalità, sia in allenamento che in partita, e d'altronde è anche lui navigato in cadetteria; il gruppo nutre molto rispetto anche verso Rodney Strasser, in virtù dei recenti trascorsi nel Milan. Più che ad una scelta tecnica, la panchina decisa per questi quattro giocatori somiglia ad una Strafexpedition. Ce n'era davvero bisogno, dopo una vittoria per 3-1?

Gli altri due episodi appaiono legati. Subito dopo il 4-0, il mister ha chiamato a sé Ciccio De Rose a bordo campo. Indicazioni tattiche a partita ampiamente compromessa? O messaggio di mediazione da trasferire agli avversari, affinché non infierissero? Se così fosse, con tutto il rispetto per l'ex cosentino, il giocatore più rappresentativo in campo, a cui affidare tale istruzione, era Di Michele. Lo stesso attaccante, in un'intervista a caldo rilasciata al microfono di Rocco Musolino, ha inizialmente dichiarato che l'obiettivo è la salvezza e che bisogna farsi un esame di coscienza, più o meno le stesse parole usate da Atzori in sala stampa a Lanciano. Lì per lì non si è capito se il tono fosse serio o sarcastico. La successiva frecciata circa le tre panchine fin qui riservategli, suggerisce la risposta.

Siamo soltanto alla quarta gara di campionato, non c'è nulla di compromesso e la scoppola di Trapani può servire come scossa, ma solo se all'interno della Reggina si riesce a reagire con intelligenza. Se esistono dissapori tra l'allenatore ed i giocatori più carismatici, il presidente ha il dovere di far volare gli stracci subito, senza consentire che le situazioni si trascinino a danno di tutti. Bisogna confrontarsi in silenzio, senza far trapelare nulla che possa dare adito a nuove polemiche. Una cosa è certa: dopo il 4-0 di Trapani, gli assenti hanno la possibilità di portare la ragione dalla propria parte.

Una sottolineatura è d'obbligo: se c'è da far salire qualcuno sul banco degli imputati, nel caso in cui ci fosse tempo e voglia per fare processi, stavolta toccherebbe solo alla società. Ribadiamo il concetto espresso la settimana scorsa, dopo la vittoria sulla Juve Stabia: la Reggina ha scelto Atzori conoscendone già pregi e difetti, e dopo aver interpellato almeno una decina di altri tecnici; l'ex libero amaranto è tornato a Reggio ben sapendo il modus operandi in via delle Industrie. La piazza di esoneri ne ha visti tanti, ed almeno nell'anno del centenario si spera di farne a meno. Chi ha voluto la bicicletta, adesso pedali. Ma pedali forte. Ed in silenzio.