“Somme gestite senza scrupolo”: il tribunale stronca la “spregiudicata” Rosy Canale

canalerosy 500di Angela Panzera - "Spregiudicata". È questo l'aggettivo che più volte il Tribunale di Locri usa per descrivere la personalità e il comportamento di Rosy Canale, l'ex paladina antimafia condannata il 22 gennaio scorso a 4 anni di carcere in quanto ritenuta responsabile di aver usato per scopi personali e privati la gran parte dei finanziamenti elargiti dal Ministero della Gioventù, dalla Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria, dall'Ufficio Territoriale del Governo di Reggio Calabria e dalla Fondazione "Enel Cuore" che invece sarebbero dovuti servire per la creazione di una ludoteca a San Luca, in un immobile confiscato alla cosca Pelle "Gambazza" nonché di progetti per l'inserimento lavorativo delle donne del luogo. Adesso il Collegio, presieduto da Amelia Monteleone, ha depositato le motivazioni della condanna a carico dell'ex presidente del "movimento Donne di San Luca" e lo scenario che è emerge è davvero sconcertane come sono "sconcertanti le modalità con le quali l'imputata gestiva ed amministrava senza alcuno scrupolo le somme di denaro erogate per il progetto Ludoteca". Cene, vestiti firmati, un'automobile, benzina, soggiorni, l'affitto di un appartamento per uso personale, mobili, di tutto e di più la Canale avrebbe speso per sé. A San Luca sarebbe arrivato ben poco del denaro pubblico che i vari enti le avevano affidato per la creazioni di progetti il cui scopo era in realtà ben lontano da quanto poi la donna ha effettivamente realizzato.

"Anche le spese dentistiche proprie e di propri familiari, -scrive il Tribunale sono state fatturate alla associazione e pagate con i soldi erogati alla associazione per tutt'altre finalità (... Il reale unico obiettivo della Canale consistente nel soddisfare il proprio tornaconto". Coinvolta nell'inchiesta "Inganno", portata a compimento dal pm antimafia Francesco Tedesco, la Canale finita in un primo momento agli arresti domiciliari, il 31 dicembre del 2013 fu scarcerata dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che aveva accolto quindi l'istanza avanzata dal collegio difensivo. La donna ha quindi affrontato il processo a piede libero, ma l'esito l'ha vista uscire colpevole in primo grado, nonostante più volte abbia gridato ai quattro venti, anche attraverso i media, la sua totale estraneità ai fatti contestati. Ma a detta dei giudici, i soldi destinati al Movimento "Donne di San Luca" "sono stati biecamente piegati ai propri interessi personali dalla presidente di quel movimento". "Gli elementi raccolti- è scritto nelle motivazioni provano come la Canale abbia strumentalizzato l'attività del Movimento Donne di San Luca e della Locride per soddisfare i propri interessi personali in esecuzione di un preordinato disegno criminoso che non contemplava, ab origine, alcuna reale intenzione di portare a termine gli obiettivi dichiarati. In detto contesto la Canale ha indotto in errore l'Ufficio Territoriale del Governo, che assegnava al Movimento un bene confiscato alla ndrangheta,disattendendo le finalità di promozione sociale e di legalità insiste nel progetto iniziale, nonché la Enel Cuore, che elargiva il contributo di 160.290,00 euro, utilizzando le somme erogate per le proprie esigenze personali.

L'imputata ha così ottenuto, ad avviso del Tribunale, l'ingiusto profitto derivante dall'appropriazione, pianificata e portata a termine, della maggior parte delle somme elargite alla associazione per finalità esclusivamente private. Sintomatiche, in proposito, risultano, ad avviso del Tribunale, le spese ingiustificate, la fatturazione di prestazioni inesistenti, la pervicace spregiudicatezza emersa dalle conversazioni intercettate. Dello stesso illecito tenore è risultata, altresì, la condotta concretizzatasi nella richiesta di contributo avanzata e nella falsa fatturazione presentata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che erogava una somma pari ad euro 18.500,00 atteso che la Canale ha utilizzato la predetta somma per l'acquisto della autovettura Fiat 500 che, come è stato ampiamente documentato, nessuna attinenza aveva con l'attività del Movimento. L'imputata servendosi delle iniziative di utilità sociali e di legalità, insite nel progetto Ludoteca Isola Rosa, ha raggirato Ufficio Territoriale del Governo ed Enel Cuore che - indotti in errore circa le finalità dell'associazione – assegnavano al Movimento Donne di San Luca e della Locride, rispettivamente, un bene confiscato alla ndrangheta ed ingenti contributi in denaro conseguendo l'imputata l'ingiusto profitto derivante dall'appropriazione della maggior parte delle somme erogate. Analogamente dimostrata, alla luce delle su esposte risultanze probatorie, può ritenersi la condotta posta in essere dalla Canale ai danni dell'Ufficio Territoriale di Governo di Reggio Calabria, raggirato ed indotto in errore in ordine al progetto denominato "Le Botteghe degli antichi mestieri", avente ad oggetto la promozione di attività artigianali quali la lavorazione del telaio antico e la manifattura del sapone, progetto per il quale veniva stanziato ed erogato un contributo di 40.000,00 euro.

L'imputata, infatti, nella qualità di legale rappresentante del Movimento, dopo aver artificiosamente assicurato, all'atto della presentazione del progetto alla Prefettura, la promozione di attività artigianali quali la manifattura del sapone e la lavorazione del telaio antico e dopo aver indotto il Comune di San Luca, per l'acquisto dei macchinari, ad effettuare una gara solo pro-forma - atteso che la Canale, avendo totale discrezionalità nella scelta degli aggiudicatari pilotava l'esito della gara in favore di ditte a lei vicine - è riuscita ad ottenere lo stanziamento e l'erogazione di € 40.000,00 euro per attività che in realtà, sin dal momento della presentazione del progetto, non aveva alcun intenzione di portare a termine. Senza trascurare il fatto che la Canale ha falsamente indicato date di progressione dei corsi di perfezionamento alla tessitura e di istruzione all'imbottigliamento e fantomatiche verifiche finali relative ad attività, in realtà, mai avviate, inducendo così in errore l'Ufficio Territoriale di, Governo e perseguendo l'ingiusto profitto derivante dall'avvio di una attività su scala industriale che beneficiasse del risalto mediatico ottenuto dal Movimento di cui era legale rappresentante". Sì perché la Canale avrebbe "usato" l'attenzione del mondo dell'informazione che in quegli anni aveva visto posizionarsi su San Luca, centro noto alle cronache per la sanguinaria faida fra le 'ndrine Pelle-Vottari e Nirta Strangio sfociata poi nella mattanza tedesca della strage di Duisburg. San Luca faceva "show" insomma. I tanti riflettori osannati nella sua piccola carriera da attrice erano davvero questa volta puntati su di lei. Ma lo spettacolo è durato poco. Le luci della ribalta si sono poi trasformate nell'attenzione della Procura reggina e tra gli spettatori non c'erano più seduti i tanti cittadini e le tante donne che avevano creduto nei suoi paventati buoni propositi, ma il posto è stato preso dai Carabinieri reggini e dagli inquirenti antimafia. Oltre a tutte le spese "pazze" che niente avrebbero dovuto avere a che fare con le attività della ludoteca, mai entrata in funzione, c'è un ulteriore dato. "La Canale- è scritto sempre nelle motivazioni- forniva false informazioni sulla reale consistenza delle somme erogate alla associazione (delle quali nel frattempo disponeva a proprio piacimento) e millantava la possibilità di procacciare alle di San Luca opportunità lavorative qualora avessero procurato bambini da iscrivere alla ludoteca".

In una terra così tanto massacrata dalla 'ndrangheta l'unico riscatto che la gente onesta, e a San Luca ce n'è, può avere è quella di trovare un lavoro altrettanto onesto. La Canale avrebbe dovuto "aiutare" quelle madri, quelle mogli, quelle figlie e quelle sorelle, ma invece, non solo si sarebbe poi rivelata una truffatrice, ma avrebbe anche messo in piedi una sorta di circolo vizioso in cui dietro al "ricatto" di un paventato lavoro si nascondeva di fatto la sua totale mancanza di una reale volontà di avviare quel progetto in cui tutti avevano creduto. Ma tutti, alla fine avrebbero sbagliato a darle di fiducia, oltre che i soldi.

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