I tanti tavoli da gioco della partita GDM

reggiocalabria quiiperdi Claudio Cordova - Prima il fallimento sospetto, poi i mesi di incertezza, la nomina del Commissario Straordinario da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, il bando di gara per l'acquisto dei punti vendita, le manifestazioni di interesse, l'unica offerta del gruppo Bonina e, infine, i continui rinvii per la discussione a Roma della proposta.

La partita che si gioca sulla vicenda GDM non coinvolge soltanto le centinaia di dipendenti da mesi nel limbo a causa del fallimento del Gruppo Montesano. Una serie di circostanze ed eventi, infatti, lascia intravedere che nell'affare che riguarda i supermercati Quiiper giochino interessi non di poco conto.

La GDM, con i suoi tanti punti vendita nella grande distribuzione, è infatti un bocconcino importante nell'asfittico apparato economico di Reggio Calabria. Per questo – in primis tra i dipendenti – ha suscitato parecchio stupore il totale disinteresse delle realtà locali e l'unico interessamento concreto del gruppo dell'imprenditore di Barcellona Pozzo di Gotto, Immacolato Bonina, il solo a farsi avanti per il bando d'acquisto dei punti vendita, anche se non per tutti i sedici, così come aveva promesso, inizialmente, il Commissario Straordinario Marcello Parrinello. Un'unica offerta, a fronte delle manifestazioni d'interesse (almeno quattro, secondo i rumors) che invece erano state avanzate in precedenza. Bonina, dunque, rimane per un determinato periodo, il favorito per l'acquisizione di una parte dei sedici punti vendita dell'azienda. Poi, però, qualcosa cambia: proprio nel bel mezzo di una delle tante proteste dei dipendenti – che nei mesi ingaggeranno una fiera battaglia (non sempre senza pressioni) per i propri diritti – si sparge la voce di un ulteriore interessamento. Un interessamento che – allo stato attuale – resta comunque nei termini dell'indefinito, dato che la riunione a Roma per valutare la proposta, sarà prima anticipata in seguito all'occupazione dell'aula del Consiglio Comunale di Reggio Calabria da parte de lavoratori, poi riportata alla data originaria, il 27 marzo, infine spostata ai primi di aprile, proprio perché, ad oggi, mancherebbe una compiuta proposta del (presunto) secondo concorrente.

Fatto sta che, su GDM aleggia il mistero sotto ogni profilo. A cominciare dalle indagini – quelle sul fallimento operato da Carlo Montesano, forse in combutta con l'uomo della cosca Tegano, Pino Rechichi – avviate alcuni mesi fa dal pubblico ministero Giuseppe Lombardo, ma allo stato attuale (complice anche l'assenza di un procuratore capo) ancora sospese.

Ma è soprattutto la procedura d'acquisto a suscitare molti dubbi.

E a proposito di dubbi, si incastra perfettamente la nota divulgata, il 9 marzo scorso, dall'avvocato Vito Scarnallo, che, contestando le procedure del bando per la cessione dell'azienda, firmerà a nome di un presunto "Comitato Salviamo GDM" di cui gli stessi dipendenti tutt'oggi disconoscono totalmente l'esistenza. E il mistero si infittisce se si considera il fatto che la nostra Redazione (che in assenza di delucidazioni non pubblicherà il comunicato) chiederà ragguagli all'avvocato, che, però, da quel momento, sceglierà la strada del silenzio.

Insomma, sono tante le vicende poco chiare che ruotano attorno a GDM.

Con la momentanea estromissione dal mercato – a causa di procedimenti penali in corso – del gruppo di Dominique Suraci (la catena SMA) e di Brunella Latella (Doc Market), le principali realtà attive sulla grande distribuzione cittadina restano lo Spaccio Alimentare, del gruppo dei fratelli Cambria, di Pace del Mela (in provincia di Messina) e del Mercato Alimentare, azienda con cui il barcellonese Immacolato Bonina (l'unico interessato ufficialmente a GDM) è già riuscito a penetrare in città.

I continui rinvii per la discussione romana non fanno altro che alimentare la dietrologia: acquisire GDM significherebbe acquisire una porzione importante del mercato cittadino. Soprattutto perché, fino al fallimento dei punti vendita Quiiper, la maggior parte dei fornitori del colosso sarebbe stata reggina. Dalle scelte della futura proprietà (rivolgersi o meno ai fornitori locali) potrebbe scaturire, a cascata, un sistema economico da migliaia di euro in cui le aziende di Reggio Calabria potrebbero avere un ruolo primario o, viceversa, vedersi chiudere in faccia le porte.

Forse è proprio su questo che si gioca la partita più complicata.