GDM: cronaca di un crac annunciato. Esclusiva: la relazione al Tribunale di Milano sul gruppo Montesano

reggiocalabria quiiperdi Antonino Monteleone - Lo sfascio del gruppo imprenditoriale "Montesano" poteva essere evitato.  Lo mette nero su bianco il Commissario Giudiziale Giovanni Massoli, nomato dal Giudice Irene Lupo del Tribunale di Milano, nella sua relazione finale, datata 8 marzo 2012, nell'ambito della procedura fallimentare della GDM Spa.
Nelle 77 pagine, che IlDispaccio ha potuto visionare, sono elencate le criticità degli ultimi cinque anni di gestione. Ne viene fuori un vero e proprio atto d'accusa nei confronti del management. L'intero gruppo viene descritto al pari di una nave senza guida o, peggio, di un capitano impreparato.

Proprio in apertura del capitolo intitolato  "Cause dello stato di insolvenza" Massoli evidenzia che "i dati ricavabili dai bilanci" avrebbero fornito "elementi di riflessione e conoscenza che un manager preparato avrebbe potuto cogliere fin da molto tempo prima del manifestarsi del dissesto". Constatazione amara se si pensa che il gruppo costruito da Carlo Montesano rappresenta (o rappresentava?) una delle realtà imprenditoriali più importanti, se non la più importante, della Provincia di Reggio Calabria.

Si chiede Massoli come è stato possibile che "un gruppo che ha sfiorato i 1000 dipendenti e superato i 200 milioni di euro l'anno di fatturato" sia andato avanti senza avere mai "in organico almeno un manager di formazione o un dirigente di professione".
Un esempio su tutti quello del Direttore Generale del gruppo. Carica ricoperta da Raffaele Cirillo che "nemmeno poteva dedicarsi esclusivamente all'azienda" perché Cancelliere di Tribunale con contratto "part-time".

Ma anche delicate funzioni amministrative "apicali" erano affidate a personalità che pur dotate di "intraprendenza e spirito di sacrificio" non sono state "né adeguatamente compensate, né minimamente supportate".

Ma sono i numeri di alcune operazioni finanziarie a segnare l'inarrestabile declino dell'impero guidato da Carlo Montesano.
Nel dicembre 2006, tramite la SER-FID Italiana Fiduciaria e di Revisione Spa, nasce la GDM Italia srl. Il mese successivo la Gdm Italia acquista il 40% della Gdm Spa (capofila del gruppo) per 28 milioni di euro. Un modo per recuperare capitale fresco dalle banche (Banca Italease): infatti la società acquirente accolla il prezzo alla società "acquistata" prima di procedere alla fusione tra le due.

Ma il finanziamento "era del tutto improduttivo sotto il profilo operativo" ed il disavanzo procurato dall'operazione fu "integralmente imputato, nel bilancio 2007, a rivalutazione degli immobili". Sono le prime sofferenze di un fatturato che cala per la rapida espansione della rete commerciale.

Di seguito la situazione di tutti i 16 punti vendita.

1. Punto vendita "Stadio"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
La superficie coperta è di 575 mq, di cui 493 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 3 casse ed impiegava 11 dipendenti totali (8,35 a parametro full time equivalente).
Il fatturato (IVA compresa) è passato da 2,7 €/mln per il 2006 ad 1,9 €/mln per il 2010.

2. Punto vendita "SS 106 Ravagnese"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
La superficie coperta è di 1369 mq, di cui 990 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 7 casse ed impiegava 15 dipendenti totali (11,85 a parametro full time
equivalente).
Il fatturato (IVA compresa) è passato da 7,7 €/mln per il 2006 ad 3,5 €/mln per il 2010. La
diminuzione del fatturato è stata in questo caso assai più marcata di quella fatta segnare
dall'azienda nel suo complesso.

3. Punto vendita "via De Nava"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
La superficie coperta è di 500 mq, di cui 403 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 3 casse ed impiegava 10 dipendenti totali (8,45 a parametro full time
equivalente).
I livelli di fatturato (IVA compresa) sono passati da 2,4 €/mln per il 2006 ad 2,5 €/mln per il
2010. E' l'unico punto vendita che abbia mantenuto stabile il fatturato, in controtendenza con
il trend aziendale.

4. Punto vendita "via Melacrino"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
La superficie coperta è di 767 mq, di cui 482 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 3 casse ed impiegava 7 dipendenti totali (6,2 a parametro full time equivalente).
I livelli di fatturato (IVA compresa) sono passati da 1,9 €/mln per il 2006 ad 1,7 €/mln per il
2010. La flessione del fatturato è comunque inferiore in termini percentuali rispetto a quella
complessiva di GDM.

5. Punto vendita "c.so Garibaldi"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
La superficie coperta è di 697 mq, di cui 479 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 4 casse ed impiegava 11 dipendenti totali (9,15 a parametro full time equivalente).
Il fatturato (IVA compresa) è passato da 2,8 €/mln per il 2006 a 2,1 €/mln per il 2010.

6. Punto vendita "via Aschenez"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
La superficie coperta è di 510 mq, di cui 330 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 3 casse ed impiegava 6 dipendenti (tutti full time).
Il fatturato (IVA compresa) è passato da 1,7 €/mln per il 2006 ad 1,6 €/mln per il 2010.

7. Punto vendita "viale Europa"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
La superficie coperta è di 580 mq, di cui 366 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 3 casse ed impiegava 6 dipendenti (4,4 a parametro full time equivalente).
Il fatturato (IVA compresa) è passato da 1,6 €/mln per il 2006 ad 1,2 €/mln per il 2010.

8. Punto vendita "Don Orione"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
La superficie coperta è di 596 mq, di cui 374 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 4 casse ed impiegava 14 dipendenti (10,8 a parametro full time equivalente).
Il fatturato (IVA compresa) è passato da 3,3 €/mln per il 2006 ad 2,1 €/mln per il 2010.

9. Punto vendita "via Giovanni Paolo II" (Crotone)
E' condotto in gestione diretta con il marchio "QuiperTe".
E' uno dei pochi ubicati fuori Reggio Calabria. Si trova infatti nel comune di Crotone.
La superficie coperta è di 1250 mq, di cui 990 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 3 casse ed impiegava 15 dipendenti (12,25 a parametro full time equivalente).
I livelli di fatturato (IVA compresa) sono passati da 3,0 €/mln per il 2006 ad 1,7 €/mln per il
2010. Come quasi tutti i punti vendita non ubicati in Reggio Calabria, è tra quelli che fanno
segnare i tassi di flessione del fatturato più elevati.

10. Punto vendita "SS 106" (Melito Porto Salvo)
E' condotto in affitto d'azienda con il marchio "Quiiper".
E' ubicato nel comune di Melito Porto Salvo (che comunque gravita sull'area urbana del
capoluogo reggino).
La superficie coperta è di 2257 mq, di cui 1783 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 9 casse ed impiegava 21 dipendenti (18,5 a parametro full time equivalente).
Il fatturato (IVA compresa) è passato da 8,9 €/mln per il 2006 ad 5,2 €/mln per il 2010.

11. Punto vendita "Via de Nava" (FIAT)
E' condotto in gestione diretta con il marchio "Quiiper".
La superficie coperta è di 6918 mq, di cui 2650 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 20 casse ed impiegava 113 dipendenti (84,5 a parametro full time equivalente).
Il fatturato (IVA compresa) è passato da 36,8 €/mln per il 2006 ad 26.8 €/mln per il 2010.

12. Punto vendita "Viale Calabria" (centro commerciale "Le Ninfee")
E' condotto in gestione diretta con il marchio "Quiiper".
La superficie coperta è di 5710 mq, di cui 2800 mq adibiti ad area vendita.
Con il punto vendita n. 15 (che tuttavia è un cash and carry) è l'unico punto vendita i cui locali
sono di proprietà di GDM (anche se gravati da ipoteche).
E' dotato di 14 casse ed impiegava 96 dipendenti (72,4 a parametro full time equivalente).
I livelli di fatturato (IVA compresa) sono passati da 36,4 €/mln per il 2006 ad 21,5 €/mln per
il 2010.

13. Punto vendita "Arghillà"
E' condotto in gestione diretta con il marchio "Quiiper".
La superficie coperta è di 2630 mq, di cui 1743 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 10 casse ed impiegava 30 dipendenti (24,55 a parametro full time equivalente).
I livelli di fatturato (IVA compresa) sono passati da 9,2 €/mln per il 2006 a 5,3 €/mln per il
2010.

14. Punto vendita "Vena di Jonadi" (Vibo Valentia)
E' condotto in gestione diretta con il marchio "Quiiper".
La superficie coperta è di 5697 mq, di cui 3276 mq adibiti ad area vendita.
E' dotato di 22 casse ed impiegava 55 dipendenti (43,4 a parametro full time equivalente).
I livelli di fatturato (IVA compresa) sono passati da 23,1 €/mln per il 2006 ad 10,0 €/mln per
il 2010.

15. Punto vendita "DOCKS" (Campo Calabro)
E' condotto in gestione diretta con il marchio "Docks" in un immobile di proprietà.
La superficie coperta è di 5822 mq, di cui 4267 mq adibiti ad area vendita.
Data la tipologia di servizio (assimilabile al discount) è dotato di sole 6 casse ed impiegava 21
dipendenti (19,8 a parametro full time equivalente).
I livelli di fatturato (IVA compresa) sono passati da 15,9 €/mln per il 2006 ad 10,0 €/mln per
il 2010.

16. Punto vendita "Contrada Faraone" (Milazzo)
E' condotto in affitto d'azienda a con il marchio "Carrefour".
La superficie coperta è di 4475 mq, di cui 3280 mq adibiti ad area vendita.
Il punto vendita è chiuso ormai da quasi un anno a causa dello stato di agitazione proclamato
dal personale dipendente.
E' dotato di 14 casse ed impiegava 104 dipendenti (81 a parametro full time equivalente).
I livelli di fatturato (IVA compresa) sono passati da 21,9 €/mln per il 2007 ad 8,5 €/mln per il
2010.

I primi scricchiolii della baracca a settembre 2008. La prima doccia fredda arriva per i dipendenti del punto vendita di Vibo Valentia: l'azienda, su 55 dipendenti,  ne spedirà 38 in cassa integrazione. Poi, nel 2009, toccherà a quelli di Milazzo (semestre dopo semestre) da 39 a 52 persone in CIG.

Nel frattempo la gente ha cominciato a frequentare sempre meno i supermercati Gdm perché spesso scarseggiava la merce, le offerte speciali erano sempre meno. E, giusto per citare il caso di Reggio Calabria, i prezzi dei prodotti, hanno notato in molti, erano più alti rispetto alla media degli ipermercati concorrenti.

Anche di questo si occupa la relazione: il gruppo di Montesano, per un lungo periodo, ha scaricato sui fornitori tutte le sue sofferenze finanziarie. Si parla di "logoramento" dei fornitori. E' spiegato, infatti, che "il tentativo di concordato stragiudiziale (nel 2010) teso a consolidare il debito verso i fornitori" non si è associato ad un ricorso al credito bancario. Da ciò, Massoli ipotizza lo scenario più verosimile, "si dovrebbe desumere che la scelta sia stata quella di non creare tensioni al sistema bancario e scaricare sui fornitori il costo finanziario della crisi."

Così lo sfrozo della cooperativa Euro Logistik di Marcello Foti, l'ex dipendente a cui Montesano, dopo averlo di fatto esutorato, si è rivolto ("Mi aiuti a non far fallire la Gdm?" – secondo l'inchiesta in corso della DDA reggina è la frase con cui Montesano si sarebbe rivolto a Foti) per un sostegno funzionale al prosieguo delle attività si è trovata a gestire un'impresa
che aveva "quasi interamente perduto la propria presenza sul mercato e che aveva "rotto" tutti gli stock".

Nel frattempo, mentre la vita di decine e decine di famiglie, sono rimaste appese al filo di una possibile ripresa (che secondo la relazione è ancora possibile se verranno intraprese tutte le necessarie contromisure per raggiungere l'equilibrio economico finanziario) la Procura di Reggio ha scoperto le strane partite di giro tra Montesano e Pino Richichi, considerato espressione imprenditoriale della cosca Tegano, delle quali il pm Lombardo sta cercando di definire i contorni.

Per giorni i dipendenti hanno subito l'infame ricatto che li ha costretti a rinunciare perfino alle proteste, esclusi i giorni di massima esasperazione, perché esporsi in pubblico poteva significare perdere il posto, non essere riassunti. Hanno messo in piedi famiglie e tirato su figli fidandosi di un'impresa che, invece, - secondo la relazione – non "ha mai puntato sulla crescita professionale e la formazione del personale quale elemento di vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti".

Il dubbio più imbarazzante per chi sfoglia le carte è cercare di capire se è tutta colpa della mafia o dell'improvvisazione tipica dell'imprenditoria al 38' parallelo.

E pensare che fino a poco tempo fa, ma qualcuno continua a chiederlo, si propone l'abrogazione dell'art. 41 della Costituzione, che, nello stabilire che "l'iniziativa economica privata è libera" si preoccupa di stabilire che "Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana."