Vanno tutti a giudizio al cospetto del Tribunale di Locri, gli imputati del procedimento "Bellu Lavuru 2", ad esclusione di Carmelo Palamara, che ha chiesto e ottenuto di accedere al patteggiamento. Tutti i soggetti che hanno optato per l'ordinario, dunque, vanno a giudizio, in un processo, che inizierà il prossimo 28 febbraio, e che vede alla sbarra alla sbarra, oltre agli esponenti delle cosche della fascia jonica, compaiono anche manager e funzionari di Condotte e Anas che stanno realizzando i lavori di ammodernamento della SS 106 pizzicati in atteggiamenti accondiscendenti con i personaggi vicini alla criminalità organizzata. Gli unici due imputati a scegliere l'abbreviato sono stati il boss Giuseppe Morabito, detto il "Tiradritto", e Giuseppe Fortugno. Tra le persone rinviate a giudizio, dunque, anche i funzionari di Condotte e Anas, Vincenzo Capozza, Pasquale Carrozza, Antonino D'Alessio, nonché i rappresentanti di alcune ditte impegnate tramite il subappalto dei lavori all'interno dei cantieri.
Il processo è la prosecuzione della prima indagine, di qualche anno fa, che aveva incastrato buona parte della manovalanza mafiosa. La seconda indagine, invece, ha alzato il livello investigativo, andando a colpire la parte imprenditoriale e gestionale. Alla prima udienza si erano costituite parti civili (nonostante il parere negativo degli avvocati) anche la Provincia di Reggio Calabria, i comuni di Bova Marina, Palizzi Marina e Africo. A questi Enti si è aggiunta anche la Regione Calabria, che alla prima udienza aveva marcato visita. Infine, pare civile sono anche Condotte SpA e Anas, le due aziende impegnate nei lavori di ammodernamento.
Il primo troncone del processo "Bellu lavuru" nacque da un'inchiesta svolta dai Carabinieri, che andò a bloccare le ingerenze delle cosche della ionica sulla SS 106. Il blitz dei militari dell'Arma scattò nel giugno 2008, allorquando venne data esecuzione a un provvedimento di fermo firmato dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dai sostituti Salvatore Boemi, Franco Mollace, Domenico Galletta e Giuseppe Lombardo, unico dei quattro a essere ancora in forza alla Dda di Reggio Calabria. Nel focus degli investigatori finirono i cantieri della zona di Palizzi, con riferimento agli anni 2006-2008: secondo le indagini le cosche Morabito, Palamara, Bruzzaniti, unitamente ai Talia, Maisano e ai Vadalà, avrebbero messo le mani sulle attività lavorativa nei cantieri, occupandosi del movimento terra, del trasporto e dalla fornitura di inerti, nonché della scelta delle maestranze da impiegare. Un sistema, dunque, che sarebbe stato messo in atto in combutta tra i territori di Africo e Bova. Il nome dell'operazione prende spunto da un'intercettazione ambientale effettuata presso il carcere di Parma tra il "Tiradritto" Giuseppe Morabito, boss di Africo catturato dal Ros dei Carabinieri il 18 febbraio 2004, e il genero Giuseppe Pansera: "bellu lavuru", questa l'affermazione che avrebbero fatto con i loro parenti, con riferimento ai lavori che avrebbero interessato la SS 106.