Reggio, fallimento Farmacia Centrale: la firma di Curia non corrisponde. Si complica la posizione di Alberto Sarra

sarra albertodi Claudio Cordova - Era stato l'asso nella manica, per qualcuno la mossa della disperazione, della difesa. Adesso, però, tutto potrebbe diventare un grande, gigantesco, boomerang. Il perito nominato diversi mesi fa nel procedimento che vede il sottosegretario regionale, Alberto Sarra, imputato per bancarotta fraudolenta per il fallimento della Farmacia Centrale di Reggio Calabria, ha finalmente depositato la propria consulenza, disposta dal Gup Andrea Esposito.

Il perito fu nominato diversi mesi fa, quando, dopo tante peripezie, la sentenza sarebbe dovuta arrivare. Il Gup Andrea Esposito, invece, spiazzò tutti, disponendo una perizia per accertare se un documento prodotto dalla difesa di Sarra, in cui vi era la firma del defunto Antonio Curia, fosse vero o falso. Un documento che avrebbe permesso al politico, capolista alla Camera dei Deputati per la lista Grande Sud, di estendere le presunte distrazioni di denaro contestate dal pubblico ministero Luca Miceli, alla precedente gestione della farmacia. Secondo la breve conclusione esposta in aula dal perito (che comunque verrà interrogato, nel corso della prossima udienza, dalle difese) le firme in calce ai documenti presentati da Sarra sarebbero "non corrispondenti" a quelle autentiche del defunto Curia. In un caso, in particolare, stando a quanto si apprende, la presunta alterazione sarebbe stata piuttosto grossolana. Per questo, dunque, la mossa della difesa, che in teoria avrebbe potuto fugare i dubbi su Sarra, adesso rischia di essere la pietra tombale sulla vicenda del politico.

Sono quattro, in particolare, gli episodi di bancarotta fraudolenta che la Procura di Reggio Calabria attribuisce a Sarra. Secondo le indagini del pm Federico Perrone Capano, svolte con il coordinamento del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, Sarra, insieme ad altre due persone, Francesco Maria Serrao e Antonina Maria Rosa Marrari, avrebbe distratto, dissipato e occultato i beni riguardanti il patrimonio sociale della farmacia, ubicata sul Corso Garibaldi, nei pressi di Piazza Duomo. Serrao ha già patteggiato da tempo la propria pena, arrivando a una condanna in continuazione con un altro procedimento a suo carico, denominato "Casper".

Il "gruppo Sarra" nei primi anni del 2000 avrebbe rilevato la farmacia dalla famiglia Curia, sborsando una cifra simbolica (un milione di lire), ma accollandosi anche i debiti, quantificati tra i sette e gli otto miliardi di lire. Negli anni, peraltro, il politico avrebbe mantenuto un ruolo operativo nella gestione della farmacia, disponendo anche sui licenziamenti. Nel corso degli anni, però, Sarra, avrebbe messo in atto una bancarotta fraudolenta da quasi un milione e seicentomila euro. Secondo i conti fatti dagli inquirenti, 317mila euro sarebbero stati versati in più soluzioni mensili alla famiglia Curia e ai suoi eredi, per effetto di un contratto di rendita vitalizia, 146mila euro, invece, costituirebbero la somma del pagamento dei debiti della Sarfarm S.r.l., la società che Sarra avrebbe costituito per gestire la farmacia, cosa che, altrimenti, non gli sarebbe stata consentita, vista la sua professione di avvocato. Circa 84mila euro, poi, sarebbero il pagamento di debiti estranei alla gestione sociale, relativi ad assegni emessi da Sarra sul conto corrente acceso presso la BNL. Ma la parte più cospicua dei soldi che costituirebbe la bancarotta fraudolenta, circa un milione di euro, deriverebbe da un finanziamento concesso da Credifarma, l'istituto costituito dalle farmacie, in favore della Farmacia Centrale. Soldi che il 14 dicembre 2001 sarebbero stati trasferiti sul conto della Sarfarm, svanendo, poi, nel nulla.

Dopo la perizia disposta dal Gup, dunque, il procedimento dovrebbe adesso arrivare alla stretta finale. Nel corso della prossima udienza, prevista per marzo, il consulente risponderà alle domande delle parti, mentre la discussione dovrebbe tenersi nel mese di aprile, ponendo fine, dunque, a una vicenda giudiziaria lunghissima. Il processo, infatti, si trascina almeno dal 2010 e il 20 dicembre 2011 il pm Perrone Capano aveva anche invocato sei anni e otto mesi di carcere per Sarra. Poi la mossa a sorpresa dei legali del politico: una mossa che avrebbe dovuto spostare l'ago della bilancia verso la difesa, ma che, adesso, potrebbe diventare una difficile gatta da pelare.