Il pentito Virgiglio: "Da incontro tra 'ndrangheta e massoneria nasce sistema di potere assoluto"

virgigliocosimo600di Claudio Cordova - Una vita passata tra massoneria, servizi segreti e 'ndrangheta. Sembra quasi un personaggio da romanzo, Cosimo Virgiglio, divenuto collaboratore di giustizia dopo essere stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta "Maestro" (coordinata dal pm Roberto Di Palma) per gli affari illeciti nel porto di Gioia Tauro. Virgiglio viene ascoltato dalla Corte d'Assise di Reggio Calabria (presieduta da Ornella Pastore) su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, che rappresenta l'accusa nel processo "Ndrangheta stragista", con cui la Dda prova a ricostruire cosa portò all'uccisione dei carabinieri Fava e Garofalo, assassinati a Scilla negli anni '90 nell'ambito di un più ampio disegno eversivo portato avanti dalla criminalità organizzata calabrese e la mafia.

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Virgiglio riferisce proprio sui legami tra le mafie e la massoneria. Ambiente, quello massonico, in cui verrà iniziato a Messina nel 1992. Il collaboratore racconta del proprio ingresso nel Grande Oriente d'Italia, dove avrebbe trovato, tra gli altri, numerosi docenti dell'Ateneo messinese. Poi la soffiata sulle indagini che in quel periodo venivano condotte dall'allora procuratore di Palmi, Agostino Cordova, e lo smembramento della loggia, con la distruzione dei documenti. "Sono entrato o meglio mi sono avvicinato alla massoneria per il tramite del messinese Carmelo Ugo Aguglia, nobile messinese, intorno alla fine degli anni 80'. Io frequentavo l'università di Messina. Il tempio di Messina che si trovava nella zona del Papardo. Ricordo che fra gli altri frequentatori di questo ambienti massonici di Messina vi era Franco Sensi, presidente della Roma Calcio" afferma Virgiglio. Il collaboratore dà atto del mercato degli esami gestito dalla massoneria deviata di Messina e dei collegamenti fra tali ambienti e i Piromalli, ma non solo.

Quindi l'ingresso nell'Ordine del Santo Sepolcro, ambiente dominato dal conte Giacomo Maria Ugolini e frequentato da personaggi del calibro dell'armatore Elio Matacena.

Nel 2006 la fuoriuscita dalle obbedienze per dedicarsi all'aspetto imprenditoriale. Ma anche in questo caso, la vita da romanzo di Virgiglio continua in maniera occulta e avvincente. A Gioia Tauro, dove inizia a fare affari all'interno del porto, l'imprenditore entra in contatto, fino a risultare organico all'organizzazione, con la cosca Molè. Ma non solo: "Ho avuto rapporti con i Servizi Segreti per monitorare i flussi nel porto di Gioia Tauro. Agli apparati di informazione, in particolare, interessavano i container che trasportavano armi militari. Per fini molto simili, all'interno dello scalo era presente anche una rappresentanza dei Servizi Segreti degli Stati Uniti d'America".

Virgiglio, oltre ad avere un comprovato rapporto organico con la cosca Molè-Piromalli, era documentatamente, un massone di lungo corso dunque, oltre ad essere lui stesso la prova vivente della commistione fra le due militanze, quella massonica e quella mafiosa, è la persona che più di qualsiasi altra, è in grado di riferire dei rapporti fra le due entità: "La componente riservata ha un ruolo indispensabile nelle logiche criminali della 'ndrangheta. La 'ndrangheta utilizzava tale struttura per ripulire il denaro garantendo in cambio la gestione a favore di tale struttura segreta dei flussi elettorali a favore dei soggetti politici". Il collaboratore afferma che la struttura massonica calabrese era molto ampia ed era composta da una parte visibile ed una invisibile. Attraverso quest'unione, sarebbe possibile arrivare ovunque: dalla "piccola" raccomandazione per un concorso al condizionamento della vita politica, economica e sociale.

La deposizione di Virgiglio è - nell'ottica accusatoria - importante per dimostrare come dietro la strategia stragista di cosa nostra e 'ndrangheta possano esserci dietro accordi figli di mondi occulti.

Un ruolo fondamentale sarebbe stato rivestito dalle famiglie Piromalli e De Stefano, le due cosche che hanno contribuito a modernizzare la 'ndrangheta. Figure di collegamento sarebbero state rappresentate da avvocati (soprattutto) e medici: "La presenza di avvocati serviva principalmente per svolgere una funzione di tramite con gli apparati giudiziari, in particolare al fine di aggiustare i processi che riguardavano i principali esponenti della 'ndrangheta reggina".

Il collaboratore indica, dunque, un sistema criminale molto più ampio, facendo chiaramente riferimento ad una componente riservata della 'ndrangheta, il cui ruolo è fondamentale: "La componente riservata decide dove dirottare i voti. Per quella che è la mia esperienza, era la massoneria ad avere interesse verso la 'ndrangheta e non viceversa. Questo già negli anni '80 per il riciclaggio e per i flussi elettorali, soprattutto perché la 'ndrangheta è molto più segreta e impermeabile rispetto alle altre mafie".

Virgiglio parla del "varco", che nel gergo massonico è riferito alla "breccia di Porta Pia", ed è costituito da quella nuova figura criminale che è identificata con la Santa: "Attraverso quel "varco" costituito dai Santisti, che sono rappresentati da soggetti insospettabili, il mondo massonico entra nella 'Ndrangheta e non viceversa. Il ruolo di Santista all'interno della 'Ndrangheta non consente in automatico il contatto con la massoneria: è necessario invece, perché questo contatto avvenga, che si individuino ulteriori soggetti "cerniera", che noi definivamo soggetti in giacca, cravatta e laurea, che fossero in grado di curare queste relazioni senza che fossero direttamente individuabili".

Ruolo chiave, stando al racconto di Virgiglio, lo avrebbe rivestito un uomo forte del clan Piromalli, quel Nino Gangemi, deceduto ormai da molti anni. "Svolge le mansioni di catalizzatore e mente del sistema riservato". Uomo di rilievo già dai tempi del rapimento di Paul Getty, Gangemi sarebbe stato legato al boss Pippo Calò, considerato il cassiere di Cosa Nostra: "Come ho avuto modo di constatare personalmente vedendo la sorella di Calò in Gioia Tauro, per un incontro con i Gangemi, in particolare con Mimmo Gangemi, che allora era latitante, per proseguire le relazioni in precedenza gestite da Nino Gangemi. Ricordo che la visita della sorella di Pippo Calò avvenne di domenica mattina e che quella mattina mi chiamò Pino Speranza (altro soggetto di vertice della 'ndrangheta gioiese, ndi) per dirmi che c'era in programma l'incontro con la Calò e chiedermi di accompagnarlo. Mimmo Gangemi aveva preso il posto di Nino Gangemi, dopo la morte di quest'ultimo".

Una vita nei gangli del potere occulto. Virgiglio lo dice chiaramente: "Da questo incontro tra 'ndrangheta e massoneria nasce un sistema di potere assoluto. Del resto, se controlli i porti, il denaro, i flussi elettorali...". Il collaboratore, inoltre, parla della propria esperienza massonica a Reggio Calabria all'interno della Loggia dei due mondi, di cui deteneva il maglietto pulito che rappresenta la "luce lucente". Accanto al "maglietto pulito" esiste il così detto "maglietto sporco o occulto" che costituisce quell'ambito riservato o invisibile della stessa componente massonica: "Ciò in Reggio Calabria era riferibile alla loggia "La Fenice". Di tale contesto occulto facevano parte numerosi soggetti collegati all'ambiente criminale di tipo mafioso, che per evidenti ragioni non potevano essere inseriti nelle logge regolari, ovvero nella parte visibile". Stando al racconto del collaboratore, il vertice della loggia era rappresentato dal noto imprenditore Carlo Montesano, attivo nel settore alberghiero: "Aveva i rapporti con i vertici di Contship, ma anche con Amedeo Matacena e con i De Stefano".