“Caso Fallara”: nei guai anche la Tesoreria?

fallara orsoladi Claudio Cordova - Il colpo di scena arriva poco dopo le 18, quando il presidente del Collegio, Olga Tarzia, è costretta a interrompere l'esame di Giuseppe Callea, direttore di filiale del Banco di Napoli e a rimandare a una nuova udienza, chiedendo ulteriori accertamenti all'istituto di credito, da anni Tesoreria del Comune di Reggio Calabria. Il direttore di filiale è il terzo dei cinque testimoni previsti nel corso dell'udienza del processo contro l'ex sindaco di Reggio Calabria e oggi Governatore, Giuseppe Scopelliti, e gli ex Revisori dei Conti del Comune, Carmelo Stracuzzi, Domenico D'Amico e Ruggero De Medici. Tutti imputati nel cosiddetto "Caso Fallara" con accuse che vanno dal falso all'abuso d'ufficio.

E Callea sta rispondendo proprio alle domande di uno dei difensori dei Revisori, l'avvocato Carmelo Chirico, quando arriva il colpo di scena. La circostanza è quella relativa ai contributi previdenziali e alle ritenute Irpef che – stando agli accertamenti del Ministero, confluiti nel procedimento – mancherebbero all'appello nei conti del Comune. Cifre non da poco, una quarantina di milioni di euro: per semplificare, ai dipendenti pubblici, negli anni del "Modello Reggio", sarebbero stati versati solo gli stipendi netti, senza che la Tesoreria (competente, come da convenzione) versasse anche contributi e ritenute. Insomma, per come emerso nel corso del lungo dibattimento, i mandati di pagamento disposti dal Settore Finanze del Comune sarebbero stati evasi in maniera parziale (il mandato è unico e comprende sia il netto, sia le varie cifre riguardanti il fisco). Una circostanza che il dirigente Callea (alla Tesoreria del Comune dal 2009) ha escluso categoricamente, ma che va a cozzare con quanto emerso nel dibattimento. Tra gli accertamenti svolti, peraltro, sarebbe emerso che la Tesoreria avrebbe evaso alcuni mandati di pagamento alterati, segnate da correzioni a penna: un altro passaggio che la convenzione con il Comune di Reggio Calabria (depositata dallo stesso avvocato Chirico all'inizio del procedimento) vieta chiaramente.

Una deposizione, quella del dirigente Callea, che abbraccia gli anni a partire dal 2009, ma che nel corso della prossima udienza potrebbe andare a ritroso. Anticipando ogni determinazione del pubblico ministero Sara Ombra, il presidente del Collegio, Olga Tarzia, ha infatti preso in pugno la situazione, interrompendo la deposizione del testimone e lasciando chiaramente intendere come si sia assolutamente vicini alla constatazione di elementi di natura penale. Agli atti – secondo quanto comunicato dal pm Ombra – vi sarebbe in merito una notizia di reato comunicata da tempo dall'Agenzia delle Entrate. Il Collegio ha così rimandato a dicembre la deposizione di Callea, ma anche del suo predecessore (al fine di accertare le condotte negli anni antecedenti), nonché di alcuni funzionari che avrebbero materialmente disposto i pagamenti. Per quella data, il dirigente ascoltato oggi dovrà tornare in aula con documenti precisi, attestando l'eventuale inesattezza delle conclusioni degli ispettori ministeriali, oppure rilevando eventuali irregolarità: proprio dall'esito degli accertamenti, che il dirigente effettuerà a partire da domani, nasceranno le determinazioni successive.

La deposizione e il successivo colpo di scena si inquadrano esattamente nel mezzo dell'attività svolta in aula, segnando, di fatto, lo spartiacque tra le deposizioni di natura politico-burocratica, e quelle di natura imprenditoriale e creditizia. Prima, infatti avevano deposto gli ex assessori al Bilancio, Fabrizio Veneziano e Rocco Lascala. Entrambi hanno riferito sui rapporti con l'onnipotente dirigente del Settore Finanze, Orsola Fallara, che in virtù dello stretto rapporto con il sindaco Scopelliti, avrebbe comportato l'avvicendamento di svariati assessori al ramo. E infatti sia Veneziano che Lascala ammetteranno dei difficili rapporti con la dirigente, anche in virtù del carattere spigoloso della stessa. Veneziano, però, negherà con forza una circostanza che sia il pm Ombra, sia il Collegio davano ormai per acquisita: il fatto, cioè, che il suo avvicendamento all'assessorato al Bilancio fosse dovuto ai rapporti con Orsola Fallara. Nel corso del dibattimento, infatti, un po' tutti, dai testimoni Demetrio Naccari, Sebi Romeo e Giuseppe Raffa, fino allo stesso imputato, Giuseppe Scopelliti, avevano sostenuto la circostanza. Ma Veneziano, anche sotto continua sollecitazione del presidente Tarzia, ha negato: "Alla fine la mia posizione ha sempre prevalso, fin quando ci sono stato io non c'è stato il blocco della città perché io il lavoro riuscivo a farlo e tutti lo apprezzavano". E anche l'avvicendamento (Veneziano passerà all'assessorato alla Cultura) sarebbe stato – a detta del teste - un mero rimpasto politico, dettato da logiche di partito e non dal rapporto conflittuale con la dirigente Fallara.

A concludere il lungo pomeriggio in aula, saranno le deposizioni dell'imprenditore Vito Lo Cicero e del presidente di Confindustria Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea.

Il primo è divenuto famoso per le proprie battaglie per ottenere i pagamenti in seguito ai lavori effettuati – con la propria azienda edile – per il Comune. Problemi che in linea di massima sarebbero sempre esistiti, ma che si sarebbero acuiti nel 2008-2009, allorquando Lo Cicero, dopo aver cercato un confronto con la politica, dopo aver denunciato sia la dirigente Fallara, sia l'Amministrazione, dopo aver proceduto a una serie di pignoramenti (tra cui quello simbolico dell'hotel Miramare), sarà costretto a chiudere – a suo dire – a causa dei crediti (circa un milione e mezzo di euro) vantati con il Comune.

Da ultima, la deposizione dell'ingegnere Andrea Cuzzocrea, che riferirà sulle battaglie svolte negli anni in cui sarà il responsabile reggino dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili. Battaglie per ottenere i pagamenti dovuti, che sfoceranno in proteste eclatanti come quella indetta nel 2011: "Durante il mio mandato di presidente ANCE, l'attività prevalente era proprio quella di sollecitare i pagamenti delle imprese creditrici da parte del Comune. Dal 2008 al 2011 il numero dei crediti insoddisfatti è cresciuto sempre più, abbiamo avuto numerosi incontri infruttuosi, fino a quando, nel febbraio 2011, abbiamo protestato portando a piazza Italia i nostri mezzi. La situazione si è sbloccata, in quello specifico caso, dopo un vertice in prefettura, ma il problema non è stato assolutamente risolto".

In quei mesi, però, l'Ance porterà avanti dure battaglie: "La nostra protesta però scoppiò quando ci accorgemmo che non venivano pagati i lavori per i quali esistevano fondi a destinazione vincolata. Lo sospettavamo e poi ne avemmo la certezza. Bastava chiamare la Cassa depositi e prestiti. Ci venivano indicati sia il numero del mandato, sia la valuta. Poi andavamo al Comune con quei dati, e ci dicevano che quei fondi non erano disponibili. Intanto le aziende finivano sul lastrico. Di questo parlammo più volte sia con la dirigente Fallara, sia con il sindaco Scopelliti, sia con il direttore generale" afferma ancora Cuzzocrea.

Infine, l'attuale presidente di Confindustria fornisce il dato che il pm Ombra sta provando a dimostrare dall'inizio del dibattimento: "All'epoca in cui presiedevo l'ANCE, abbiamo parlato più volte con il sindaco Scopelliti, mentre non lo abbiamo mai fatto con l'assessore di turno, perché era perfettamente inutile. Il vero dominus dell'assessorato era la dirigente".